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E’ iniziato ieri il processo a carico di L. S. ed R. S., entrambe di Botricello, nel Catanzarese, rispettivamente madre e zia di una minorenne che secondo l’accusa, sarebbe stata costretta da entrambe a prostituirsi.
Proprio induzione e sfruttamento della prostituzione aggravato dai legami di parentela e dalla minore età della vittima, sono le contestazioni di cui le due donne devono rispondere al giudizio immediato, chiesto dal pubblico ministero Alessia Miele. Al processo, davanti al Tribunale in composizione collegiale di Catanzaro, si sono costituite le parti – le imputate sono difese da Luigi Falcone – ed accusa e difesa hanno presentato la rispettiva lista testimoniale. Poi tutto è stato rinviato al prossimo 3 febbraio. Sono invece stati precedentemente condannati a quattro anni di reclusione ciascuno, due presunti clienti della giovane coinvolti nell’inchiesta, Giovanni Romano, di 65 anni, e Gregorio Marasci, di 80 anni. La vicenda giudiziaria descrive la storia di una 13enne che sarebbe stata venduta a clienti anziani ed extracomunitari per incontri sessuali dalla madre e dalla zia, in cambio di pochi euro.
Gli incontri avvenivano sia nella casa in cui abitava la donna con la figlia (e dalla quale il marito era andato via da diverso tempo avviando l’iter della separazione) sia nelle abitazioni dei clienti. Sarebbero state le due imputate ad organizzare tutto e ad incassare il denaro. Potevano bastare pochissimi euro e l’appuntamento veniva messo in piedi a qualunque ora. Una storia drammatica, maturata tra le mura domestiche di un piccolo comune del Catanzarese, Botricello, dove vivevano sotto lo stesso tetto la vittima e le carnefici, e portata alla luce dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina e della locale stazione che, fra gli altri, arrestarono anche le due odierne imputate – L. S., madre della minorenne, e la zia R. S – accompagnando la piccola in un istituto.

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