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E’ iniziato ieri dinnanzi al Tribunale di Vibo Valentia, il processo scaturito dall’operazione «Uova del drago» dell’ottobre 2007, contro la cosca Bonavota di Sant’Onofrio. Cinque gli imputati che avevano chiesto al gup di essere giudicati con il rito ordinario: Carlo Pezzo, considerato il «contabile» della cosca, Pasquale Pititto e Giuseppe Prostamo di San Giovanni di Mileto, accusati di tre tentati omicidi nell’ambito della faida degli anni 90 fra il clan dei Bonavota e quello Petrolo, Bruno Di Leo e Salvatore Arone accusati di un triplice tentato omicidio. Il Tribunale dopo aver ammesso la costituzione di parte civile dell’Amministrazione provinciale, del Comune di Sant’Onofrio e di quello di Maierato, ha rinviato l’udienza al 4 febbraio prossimo per ascoltare un collaboratore di giustizia. Altri 15 imputati hanno invece chiesto e ottenuto di essere processati con il rito abbreviato e l’udienza è stata fissata per il 26 gennaio 2009. Si tratta di Pasquale Bonavota, ritenuto il capo dell’omonima cosca, Domenico Bonavota, Francesco Fortuna, Nicola Bonavota, Onofrio Barbieri, Vincenzino Fruci, Antonio Patania, Francesco Michienzi (collaboratore di giustizia), Antonio Lopreiato, Rosario Cugliari, Roberto Ceraso, Maria Fortuna, Filippo Trimboli, Antonio Serratore e Rocco Anello, boss di Filadelfia. Un’operazione quella denominata «uova del drago» scaturita attraverso indagini dei carabinieri di Vibo Valentia e della stazione di Sant’Onofrio, coordinata dal sostituto della Dda di Catanzaro Marisa Manzini, che ha decimato la cosca dei Bonavota che, oltre ad avere interessi nel racket estorsivo in quel territorio, in quello di Pizzo e dell’Angitola, aveva messo i tentacoli anche nel Piemonte e nel Lazio.

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