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C’era chi speculava sull’emergenza rifiuti in Campania, chi voleva sfruttare un termovalorizzatore in Grecia, chi ne voleva costruire uno a Sambuca di Sicilia, pensando di avere il via libera «dal numero uno» Totò Cuffaro, chi ha proposto l’affare al Comune di Maddaloni, nel territorio dei casalesi, e chi smaltiva di nascosto nelle campagne di Tursi. La nuova inchiesta del sostituto procuratore Henry John Woodcock tocca il business dei rifiuti. All’affare partecipavano
frammassoni e generali dei carabinieri, imprenditori, autotrasportatori,
funzionari dell’Arpab di Matera e faccendieri. Celestino Zuccotti è un imprenditore. Gestisce la Ecopadana Srl ed è iscritto a una loggia che, sospetta il pm anglonapoletano, non è legata alle obbedienze ufficiali. Ma agli investigatori – l’inchiesta è condotta da carabinieri del Noe e agenti della squadra mobile di Potenza – la «violazione della legge Anselmi», quella che
vieta le logge massoniche coperte, interessa poco. In questa storia ci sono i rifiuti. «Un quadro allarmante», secondo gli investigatori. Pieno di «commistioni» di «affari, politica e logge massoniche, che incidono in modo pesante sul corretto sul corretto e imparziale ruolo delle istituzioni». Il
frammassone Zuccotti – ricostruiscono gli agenti della squadra mobile di Potenza – ha ottenuto un importante incarico di consulenza dal ministero della Ambiente in Grecia, «grazie ai solidi legami massonici intrattenuti in quel Paese». Ma è uno che lavora in tutt’Italia. A telefono con Gerardo De Rosa, un esponente dell’Udeur campano, e con Gianfranco Milillo, generale dei carabinieri in pensione, parla del progetto di un termovalorizzatore in Sicilia. E’ il generale riferire che «il numero uno in Sicilia ha già dato il suo assenso». Per gli investigatori «il numero uno» è Totò Cuffaro che in quel momento è ancora il governatore in carica. Milillo e Zuccotti sudiano il modo per «raggirare una circolare del ministero che invita gli amministratori locali a non realizzare
termovalorizzatori». Il file word con il progetto di Zuccotti gira sulle email degli amministratori locali individuati. Arriva al sindaco di Sambuca, in provincia di Agrigento, a quello di Gragnano, in provincia di Napoli, e a quello di Maddaloni, in provincia di Caserta. E per essere più convincenti Zuccotti, Milillo e De Rosa organizzano un incontro nella sede dell’Ato rifiuti di Palermo.
Alla riunione, scrivono gli investigatori, «partecipa il presidente della Regione
Sicilia Salvatore Cuffaro». Tutto va vanti come previsto. Il sindaco Martino Maggio è d’accordo. Sono tre consiglieri comunali, omonimi del sindaco Massimo, Vito e Pasquale Maggio – a nutrire dubbi sul progetto. Ma si può ancora sperare. Almeno stando alla telefonata intercettata tra il generale Milillo e De Rotre consiglieri… diciamo dissidenti… che nutrono dubbi… Questi tre io li conosco
e i dubbi gli passeranno…». L’incontro è fissato per il 2 agosto del 2007. Negli stessi giorni la Campania è in piena emergenza rifiuti. Un problema che spinge «il sodalizio criminale – scrivono gli investigatori – a prospettare agli amministratori locali la realizzazione dei termovalorizzatori». Ecco gli incontri con i sindaci di Gragnano e di Maddaloni. Ma oltre alla costruzione degli inceneritori alla loggia ecomassonica interessa smaltire fanghi industriali e compost. A Tursi, in località Pane e Vino, c’è la discarica Viridia. Alcuni testimoni raccontano di aver visto «camion scaricare fanghi di scarto della lavorazione di pomodori». Gli investigatori sospettano che arrivino dal salsificio Doria di San Marzano, in provincia di Salerno. In una conversazione intercettata Francesco Durante, dipendente della Sogesa Srl, una delle società di Francesco Ferrara, l’imprenditore al centro del Totalgate, conferma a Giuliano
Camerino della Viridia «che i viaggi dei rifiuti da smaltire cominceranno
l’indomani, per un totale di 500 tonnellate». E la conferma che i rifiuti scaricati a Tursi sono pericolosi viene captata in un’altra telefonata. Nel verbale degli investigatori “D” è Francesco Durante, “C” è Giuliano Camerino. C:
«Francesco…». D: «Ho saputo che ha scaricato il camion». C: «Sì… sì… mi ha
fatto il solito regalo… col solito “bintz”. Io ho provveduto a questo punto a chiamare Morabito… al quale ho detto molto chiaramente… dico… ingegnere faccia il bravo… o lei da domani… quando caricate… fate in modo che ci sia solo terra di lavaggio del pomodoro… oppure io i camion non li scarico più… perché togliere i bintz… dal ripristino è una pazzia… ed è una pazzia perché poi voglio dirti… quando io devo andare a pigliare a mezza costa in una
scarpata… come cazzo faccio… cioè diventa una cosa ingestibile. Gliel’ho detto a muso duro… dico, perciò ingegnere si accerti lei stesso… se lei è certo del fatto che si può… diciamo… caricare correttamente… è bene…
diversamente non mi mandi i camion». D: «Hai fatto benissimo». C: «Senza girarci troppo attorno… perché altrimenti questa è gente che non capisce… io mo’ domani mattina devo pigliare un trattore… devo pigliare due operai… una fune… ma sono cose dell’altro mondo… ma io posso fare questa operazione ogni volta… ogni volta ci sono dei bintz dentro… è una pazzia proprio… questi
non hanno capito che è ripristino ambientale… non una discarica…». E l’affare rifiuti arriva in Basilicata.

Fabio Amendolara
f.amendolara@luedi.it

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