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Mano pesante del Csm sui magistrati protagonisti dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro, giocato sulle inchieste avocate all’ex pm Luigi De Magitris. La sezione disciplinare ha accolto quasi totalmente le misure severe che erano state sollecitate dal ministro della Giustizia Alfano: ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio il procuratore di Salerno Luigi Apicella e ha trasferito in via d’urgenza dalle loro rispettive sedi e dalle loro funzioni (non possono fare i pm ma devono passare alla magistratura giudicante)il procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli, il suo sostituto Alfredo Garbati e i due pm di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Restano, invece, al loro posto i due pm di Catanzaro titolari dell’inchiesta «Why not» – che dunque non si fermerà per effetto della decisione del Csm, ma potrà andare avanti – Domenico De Lorenzo e Salvatore Crucio: nel loro caso, infatti, la richiesta di trasferimento di Alfano è stata rigettata. Il Csm ha dato una risposta dura, andando ben oltre le richieste della procura generale della Cassazione, che aveva chiesto solo il trasferimento di Apicella. D’altra parte, lo stesso Capo dello Stato – che del Csm è il presidente – era intervenuto direttamente, preoccupato da una vicenda da lui stesso definita «senza precedenti». La decisione è nei fatti più pesante per la procura di Salerno, che perde il suo capo e i due sostituti che indagavano sugli esposti di De Magistris, e che sono stati gli autori del clamoroso sequestro del fascicolo Why Not e delle perquisizioni a carico dei colleghi della procura generale di Catanzaro che dopo l’avocazione ne erano diventati i titolari. Mentre per i magistrati di quest’ultimo ufficio giudiziario, il Csm ha graduato le responsabilità, colpendo il capo dell’ufficio, il Pg Jannelli, e il suo sostituto Alfredo Garbati, coordinatore dell’inchiesta Why Not. E se è vero che Alfano aveva accusato tutti di aver compiuto atti abnormi, violato doveri deontologici e norme di legge, insomma, di aver tenuto comportamenti che hanno suscitato clamore e scandalo, «incompatibili» con il loro ruolo, è vero anche che era stato molto più severo con i magistrati di Salerno. Tanto da contestare loro «assoluta spregiudicatezza» assenza del senso delle istituzioni, e l’intento con la loro inchiesta di «ricelebrare in una prospettiva non neutrale» i processi avocati a De Magistris. La responsabilità maggiore il ministro l’aveva attribuita ad Apicella, per non aver esercitato il suo potere di controllo: la sua credibilità – aveva scritto Alfano – ha subito un «vulnus» tale «da renderlo incompatibile con l’esercizio di qualsiasi funzione all’interno della magistratura». E se ora Apicella tramite i suoi legali si dice amareggiato, dal ministero della Giustizia trapela la soddisfazione del Guardasigilli per il «sostanziale accoglimento» delle sue richieste. Un sentimento condiviso dall’Anm che apprezza la “risposta sollecita” a una «pagina nera» e con il suo presidente Luca Palamara sottolinea che il sistema ha dimostrato “di avere gli anticorpi”.

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