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Beni del valore di circa 3 milioni di euro sono stati confiscati dagli uomini del Centro Operativo Dia di Reggio Calabria che hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale della città calabrese. Il patrimonio confiscato era costituito da aziende, beni mobili ed immobili riconducibili ad Antonio Crea, 45 anni, di Taurianova (RC), titolare di una ditta di autotrasporti, cugino del più noto Teodoro Crea , ritenuto capo dell’omonima cosca operante nel comprensorio di Rizziconi (RC). Noto anche col soprannome «il malandrino», Antonio Crea era stato tratto in arresto una prima volta nell’ottobre del 2006, sulla base delle indagini svolte dal Centro Operativo DIA di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione «Papermill», per i reati di associazione mafiosa e truffa aggravata allo Stato per aver ottenuto ed utilizzato indebitamente fondi della legge 488/92 e, successivamente, nel luglio 2007, a seguito di indagini svolte congiuntamente dalla DIA di Reggio Calabria con la locale Squadra Mobile (Operazione «Abruzzo»). Sul suo conto avevano rilasciato dichiarazioni accusatorie due pentiti della ‘ndrangheta calabrese, Paolo Iannò e Girolamo Biagio Bruzzese, secondo i quali Crea rivestiva un ruolo verticistico nell’ambito della omonima cosca dove era affiliato con il significativo grado di «evangelista». Nel luglio 2007, il Tribunale reggino – Sezione Misure di Prevenzione – aveva disposto il sequestro di due aziende e dei beni mobili ed immobili riconducibili allo stesso Crea per un valore stimato in circa 2 milioni e 500.000 euro. Successivamente, nel maggio 2008, lo stesso Tribunale aveva emesso un ulteriore decreto di sequestro beni che aveva interessato altri beni mobili ed immobili, ritenuti anch’essi nella disponibilità dell’uomo, per un valore complessivo di circa 850.000 euro sottoponendo Crea alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale per la durata di 4 anni.

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