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«IO sono qui, Vittoria, voglio ringraziare tutti e dire il suo messaggio. Non dimenticatemi … e continuate la mia opera». Tutti i cosentini ricordano
i funerali del loro vecchio sindaco, l’ultima apparizione pubblica di donna
Vittoria, quelle parole rotte dalla commozione e dagli applausi. Da ieri, lei non c’è più. Si è spenta nella casa di viale degli Alimena a 92 anni. Era una figura centralissima per Giacomo Mancini (nella foto) al punto che molti amici della coppia oggi sostengono che se non avesse incontrato lei, forse l’ex ministro calabrese non avrebbe mai raggiunto le vette politiche che poi ha conquistato. Fu femminista ante-litteram e non solo per la sua coraggiosa scelta sentimentale, che le costò diverse campagne denigratorie da parte della destra dei Pisanò, ma tutta la sua vita fu una testimonianza continua del potere e dell’autonomia in rosa. Quando ancora era considerato uno scandalo che non fosse l’uomo a portare il pane in casa, lei, rappresentante di una casa editrice, girava tutta la provincia a bordo di una Volkswagen che durante le campagne elettorali veniva tapezzata di manifesti del Psi. Non aveva studiato, come costume del tempo per le donne, ma aveva grandi curiosità intellettuali che sfociavano non solo nelle sue letture, ma soprattutto nei suoi contatti con il mondo dello spettacolo. Negli anni ‘60/70 la casa romana dei Mancini in piazza Cairoli era uno dei salotti più gettonati della Roma bon vivant.
Non era difficile incontrarvi gente come Francesco Rosi, Nino Manfredi, Sofia Loren, Sandra Milo e tanti altri. Il suo non fu mai il ruolo banale delle first lady moderne. Al di là della sua naturale eleganza aveva un ruolo centrale nella macchina elettorale e anche nella rete di propaganda manciniana. Gli allora giovani cronisti che iniziarono dalla vecchia Telecosenza, ricordano ancora le sue intuizioni giornalistiche e il rispetto con cui la trattavano i mostri sacri del mestiere come Emilio Fede e altri. Non fu certamente una vita facile la sua. Abbiamo già accennato alle campagne denigratorie dei giornaletti scandalistici, ma il calice più amaro fu il processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Donna Vittoria non perse una sola udienza, nemmeno quelle che finirono a tarda notte. Sempre accanto al suo Giacomo al quale riservava una dedizione e un amore che oggi in tanti definiscono più che rari. Una dedizione che andava al di là delle banalità quotidiane. Per Mancini lei era il suo sensore, di lei si fidava ciecamente; delle sue idee ma soprattutto delle sue impressioni sulle persone. Ieri, finalmente, sono tornati a riabbracciarsi in cielo. I funerali si terranno oggi alle 15 in forma strettamente privata.

Massimo Clausi

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