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Sono stati condannati a tre anni e quattro mesi ciascuno, dal tribunale di vibo Valentia, i coniugi Burzì-Ventre e la cittadina ucraina Hanna Rushchack, responsabili del reato di alterazione dello stato civile del neonato di quest’ultima. Assolti invece da ogni accusa, l’infermiera vibonese Antonella Torcasio ed il dottore Antonio Falduto.
Teatro della vicenda, una clinica privata di Vibo Valentia, dove il 16 settembre 2002 la giovane utcraina diede alla luce un bambino, rifiutandosi però di riconoscere la maternità. Il giorno dopo nella clinica comparve il Burzì, un impiegato della provincia di Reggio Calabria e iscrisse il neonato negli atti dello stato civile, attestando che sarebbe nato dalla sua unione con la donna ucraina. L’esame del Dna, disposto dalla Procura, ne ha escluso però la paternità. Da qui a distanza di sette anni la condanna per la coppia e la donna ucraina, madre naturale del bambino, a cui sarebbero stati corrisposti 5mila euro per la vendita del neonato.

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