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Una associazione a delinquere finalizzata alla frode ai danni dello Stato e dell’Unione europea, e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Una organizzazione, con sede a Cosenza, capace di fornire “pacchetti all inclusive”.
Dal progetto, alla realizzazione, fino all’erogazione dei fondi 488. Un meccanismo ben oliato che ha dato ottimi risultati, tanto da pubblicizzarli sul sito internet dello studio commerciale da cui sono passate tutte le pratiche.
«Abbiamo
fatto ottenere un miliardo di euro di finanziamenti», si leggeva fino a qualche giorno fa. Mente dell’organizzazione, secondo i pm della Procura cosentina, Claudio Curreli e Francesco Minisci, coordinati dal procuratore capo Granieri e dal procuratore aggiunto Airoma, Ferdinando Marini. Il commercialista tramite gli studi tecnici “Centro servizi Marini Ferdinando & C.” e “Marini & associati” ha fatto ottenere finanziamenti a imprenditori di mezza Italia.
A scoprire la truffa, dal valore complessivo di 75milioni di euro, la Guardia di Finanza di Cosenza e Catanzaro, che hanno iniziato a indagare nel 2002, dopo la scoperta di frodi per 25milioni di euro.
In tutto sono 52 le persone indagate tra Cosenza, Piacenza, Roma, Milano, Torino
e Lecce, con il gip cosentino Giusy Ferrucci che ha disposto 21 provvedimenti di custodia cautelare e il sequestro di beni mobili e immobili per un valore di oltre 50milioni di euro. Una sola ordinanza di custodia in carcere. Destinatario Ferdinando Marini (68 anni). Al commercialista, però, l’arresto non è stato notificato in quanto si trova in Svizzera per motivi di salute (ha comunque la residenza a Lugano). Arresti domiciliari, invece, per la figlia Adelaide (40 anni), per il suo braccio destro dello studio commerciale, Ferdinando Morelli (50) di Cosenza; per i commercialisti Maurizio Ciurla (46) di Mendicino, Giuseppe Cimino (45) di Corigliano Calabro, Monica Conforti (34) di Castrolibero, Luigia Bombino (42) di Cosenza; per Antonella Nicolai (50) di Roma, funzionaria della “Efi Banca”; per Fabrizio Neri (64), della banca “Mediocredito centrale” e consulente del Ministero per lo Sviluppo economico; e per Giovanni Aidi (62) imprenditore di Rottofreno (Piacenza) e la moglie Bruna Motta (54).
Obbligo di dimorainvece per Agostino Amato (55 anni) di Spezzano Albanese, funzionario del Comune; Ivano Mauro (39) imprenditore di Bisignano; Salvatore Starita (45) commercialista di Amantea; Martino Laurenzano (49) di Plataci ma residente a Torino; Paolo Castoldi (51) di Monza; Luigi Camminati (69) e Margherita Rossi (57), di Piacenza, consulenti per la ditta “Rabà” e Silvano Pighi (48), un geometra di Piacenza.
Un’ultima ordinanza era destinata a un nipote di Giovanni Aidi, però deceduto. Indagate anche sei persone giuridiche: Imprefin Piacenza Srl, Rabà Srl di San Marco (sede a Piacenza), Electro Engineering Srl (Piacenza), Produzioni Montature Leggere Srl (Cosenza), Master di Cadicamo Maria Caterina & C.(Spezzano Albanese), Ceramiche Mortati di Spezzano Albanese (sede legale Cosenza).
L’operazione “Sparkling”, così chiamata in riferimento al nome dello yacht di Ferdinando Marini (intestato alla figlia) sequestrato nel porto di Tropea, ha visto i finanzieri di Cosenza e Catanzaro, porre i sigilli a beni per 50milioni di euro. Oltre alla barca (della lunghezza di 20 metri) ai due plessi della “Rabà”, nella zona industriale di San Marco Argentano, e all’opificio “Ceramiche Mortati” di Spezzano Albanese, sequestrati più di 100 immobili (ville, appartamenti e terreni) somme di denaro per circa 5milioni
di euro, automobili (tra cui Porche, Audi), macchinari industriali. Parte dei beni sono risultati intestati a terze persone, ma secondo gli inquirenti, nella disponibilità dei soggetti colpiti dalle misure cautelari. In tutto, i finanzieri della Sezione Tutela Economica di Cosenza, guidati da Luigi Smurra, del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro, coordinati da Giovanni Castrignanò, e del Gruppo Tutela Spesa Pubblica, agli ordini del comandante fabio Bianco, hanno “recuperato” metà dei 100milioni di euro (75 dell’attuale inchiesta e 25 della prima indagine).
«MARINI E’ MALATO».
Ferdinando Marini, difeso dagli avvocati Enzo Belvedere ed Ernesto d’Ippolito, è scampato all’arresto perché in Svizzera. «Marini – dicono i legali – soffre di gravi patologie cardiache per le quali è in cura presso centri specializzati svizzeri e la carcerazione preventiva, sempre deprecabile misura, non può che peggiorare uno stato cronico in continua involuzione».
In merito alla accuse la difesa precisa che ribatterà «appena presa conoscenza dell’ordinanza».
Pierluca Bonofiglio, difensore di Adelaide Marini e di Ferdinando Morelli, ritenuto braccio destro di Ferdinando Marini, è fiducioso: «Avremomodo di spiegare nei prossimi giorni che le accuse sono tutte frutto di interpretazioni errate della loro attività professionale».

Antonio Morcavallo

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