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di STEFANIA PAPALEOTutto era partito
dalle dichiarazioni di Walter Mancuso che, nel rilasciare piena confessione ai carabinieri che lo avevano arrestato per il furto dei test di ammissione alla facoltà di Medicina dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, non aveva esitato a trascinare nel tritacarne della Procura altri impiegati dell’Ateneo, aprendo scenari inquietanti su una vicenda che, alla fine, ha coinvolto i vertici accademici fino al più alto grado. Rettore compreso. È quello di Francesco Saverio Costanzo, infatti, il primo nome che figura nell’elenco degli indagati finiti al vaglio dei sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo che, nel ripercorrere la presunta catena di complicità, hanno appuntato la propria attenzione anche sulla docente Patrizia Doldo, sui funzionari Antonella Scozzafava, Tullio Nocera e Francesco Maurici, su alcuni vigilantes e su decine di studenti universitari che avrebbero beneficiato della copia dei test trafugati, nel settembre del 2007, dagli scatoloni contenenti i plichi del desiderio. Tra di loro anche un’impiegata del Pronto soccorso, alla quale lo stesso Mancuso raccontò di aver consegnato la copia dei test che le avrebbero fatto guadagnare sicuro accesso all’ambita Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Per loro e altre 14 persone – 19 nel complesso – i magistrati hanno ottenuto la proroga delle indagini dal gip Tiziana Macrì, essendo i termini prossimi alla scadenza. In particolare, si tratta degli studenti Tommaso Cristofaro (1977), Arturo Pujia (1958), Domenico D’Agostino (1979), Sandro Venuta (1987), Alessandro Parentela (1976), Katharina Palermo (1970), Giuseppe La Rocca (1971), Manuela Costanzo (1973), Emanuele Critelli (1986), Alba Valle (1985) e Vincenzo Laudadio (1979), dell’addetta alla vigilanza Daniela Sacco (1966) e di Saveria Lamanna (1956), rimasti coinvoti nell’inchiesta che ruota intorno alle ipotesi di reato che vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione, dal furto aggravato all’abuso d’ufficio, dal peculato al falso, rispetto alle quali restano, inoltre, indagati a vario titolo l’addetto alla vigilanza Raffaele Moniaci (1965), e Lucia Muraca (1982), Loredana Grieco (1973), Antonietta Occhiuto (1962), Pasquale Mellace (1957), Pier Francesco Mellace (1988), Davide Ricciardi (1984), Daniela Corapi (1986), Giuseppe Inguì (1929), Patrizia Scandale, Caterina Rosselli, Annamaria Pezzano (1978), Paola Colacino (1980), Antonia Biamonte (1981), Patrizia Trapasso (1986), Giuseppe Costanzo (1984), Emilia Laudadio (1973), Luigi Lidonnici (1983) e Antonio Ionà (1981).
Fin qui i 38 nomi, che vanno ad aggiungersi a quelli dell’addetto alle pulizie e alla vigilanza delle aule, Walter Mancuso, e dell’informatico Antonio Cuteri, finiti in manette, lo scorso anno, per il furto che fece gridare allo scandalo l’Italia intera, sfociando nell’annullamento dei test per l’ammissione nell’anno accademico 2007/2008 ai corsi a numero chiuso di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria dell’Ateneo calabrese, tra i mugugni dei candidati che li avevano regolarmente superati. Alcuni studenti convocati in un primo momento dagli inquirenti avevano già ammesso di aver conosciuto in anticipo gli argomenti oggetto della prova, confermando così la manomissione dei plichi contenenti i quiz, tra cui la madre di uno studente che si è anche opposta alla proroga delle indagini concessa dal gip. Proroga che, in effetti, serve ai magistrati per valutare meglio ogni singola posizione, al fine di verificare ruoli e responsabilità in una fase dell’inchiesta che permette solo di avanzare
delle ipotesi e che vede i vertici dell’Ateneo indagati per un atto dovuto e necessario a portare avanti le indagini. Nessuna certezza, dunque, rispetto ad indizi ancora in cerca di riscontro, da parte dei carabinieri impegnati negli accertamenti.

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