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Ci sono ma non si vedono: ecco i precari Unical. Precari invisibili della ricerca: è questo il nome che si era dato il movimento dei precari di Arcavacata,
senza però sapere che pochi mesi dopo, invisibili lo sarebbero diventati a tutti
gli effetti. Da pochi giorni, infatti, sono consultabili i dati del censimento che il ministro per la pubblica amministrazione Brunetta ha richiesto a tutti gli enti pubblici, riguardo il numero dei lavoratori precari presenti in ogni ente: chi va sul sito, però, scopre che, nei dati riguardanti l’Università della Calabria sono totalmente assenti i precari della ricerca, i dottorandi, i borsisti egli assegnisti di ricerca, personale docente e tecnici di varia natura
che con il loro lavoro, insieme ai professori a contratto, mandano avanti giorno dopo giorno la didattica e la ricerca all’interno dell’ateneo. L’Unical, infatti, nella dichiarazione stilata nei mesi passati, ha dichiarato come “personale stabilizzabile” entro il 31 giugno 2009, 24 unità lavorative, mentre al punto
6.5, quello che prevede le “altre forme di collaborazione” all’interno della dicitura del “personale con contratto di lavoro flessibile non stabilizzabile”,
l’Unical ha dichiarato solo 5 unità, a fronte del numero ben più alto di personale
precario. Se si vanno a spulciare i dati del Ministero per l’istruzione, università e ricerca diffusi negli incartamenti riguardanti il Fondo di reclutamento straordinario per il 2008, il numero dei precari supera di gran lunga le 5 unità: sono, infatti, 504 i lavoratori precari che si dividono in
dottorandi, assegnisti e ricercatori a tempo determinato. Un numero spropositato, a fronte dei soli cinque dichiarati dall’Università della Calabria, a cui tra l’altro vanno aggiunti i professori a contratto (che spesso però coincidono
con il personale di ricerca), che fa crescere vertiginosamente il numero fino a farlo arrivare grosso modo verso le 700 unità.
L’omissione di questa dichiarazione ha fatto infuriare i precari Unical, che comunque nei giorni scorsi avevano già avuto sentore di questi dati ed avevano
avviato una sorta di autocertificazione del numero dei precari dell’ateneo calabrese, che si concluderà nella prossima settimana e che darà una reale prospettiva sul personale flessibile di Arcavacata. Fin da subito, comunque, i
precari hanno cercato di capire le motivazioni di tale scelta: la replica che i lavoratori in questione hanno ricevuto dai funzionari addetti alla raccolta di questi dati è stata che «una dichiarazione di questo genere era sconveniente per l’immagine dell’ateneo». Dichiarare un elevato numero di personale flessibile ed attualmente non stabilizzabile, se non tramite concorsi momentaneamente non attuabili, avrebbe leso l’immagine dell’Unical agli occhi del ministero: questo,
secondo quanto riferisce il movimento dei precari, è il motivo della mancata dichiarazione dell’Unical. Una scelta effettuata dai vertici dell’Unical, ma anche
da tanti altri atenei italiani, che puntano così a far assumere il personale dichiarato in tempi brevi, omettendo però il personale della ricerca: scelta fatta anche, ad esempio, dall’ateneo di Ferrara(che ha avviato l’autocensimento “Io esisto”), ma non da quello di Firenze, la cui amministrazione
ha dichiarato 911 precari. Cosi facendo, replicano i precari, si fa il gioco del ministro Brunetta, che potrà tranquillamente dichiarare che in Italia non vi è precariato: per questo, è loro intenzione concludere da subito l’autocensimento, e chiedere al Senato Accademico ed al rettore Latorre il perché di questa omissione, e di dichiarare invece da subito in una nota ufficiale da inviare al
ministero per la pubblica amministrazione la reale situazione di precarietà presente tra i cubi di Arcavacata.

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