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di EMANUELE GIACOIA
Roma batte Bologna 2 a 1, Palermo batte Torino 1 a 0, Milan batte Lecce 2 a 0 e, gran finale, Genoa batte Reggina 1 a 0. Praticamente, e come si vede, tutte le pericolanti hanno perso, dal Bologna che ha 26 punti al Lecce che ne ha 24. Se la
Reggina fosse riuscita a battere il Genoa, come per 15 giorni si è detto ripetuto
e giurato, avrebbe 23 punti, cioè di fatto ancora in piena corsa per potersi
salvare naturalmente battendo, proprio il giorno di Pasqua, l’Udinese rifilando
a quest’ultima l’amara sorpresa dell’uovo. Ma la domenica delle Palme ha portato in casa Reggina, nel cuore dei tifosi amaranto, nella dirigenza tutt’altro che la pace se non nervi a fior di pelle per quest’ennesima sconfitta e per una vittoria
assente da mesi. Persino un pareggio, tanto per cambiare, avrebbe in qualche modo messo un pannicello caldo sull’apertissima ferita della retrocessione.
Ci consola – diciamo così – quanto dice il tristissimo Orlandi, ovvero che le speranze – nonostante tutto – non sono morte e crede ancora, è proprio il caso di dirlo, in un “miracolo”. Analizzando la partita ancora una volta – non lo diciamo
noi ma persino Orlandi e gli inviati – la Reggina ha mostrato in una circostanza
difficilissima non molto carattere e, come al solito, lentamente ma inesorabilmente è caduta nella rete e nella trappola tesa da un Genoa ormai
lanciatissimo verso la Champions League. A guardare dentro la partita c’è da ricordare un solo momento di pericolo per il Genoa, e cioè una punizione tirata da Carbona nel primo quarto d’ora che ha sfiorato letteralmente il palo alla sinistra del portiere ligure, un tiro imparabile, poi un batti e ribatti con una prevalenza del Genoa con il gol della squadra di Gasperini segnato a pochi minuti
dalla fine da Motta che passeggiava libero, o quasi, in area di rigore reggina. Purtroppo nell’ultimo quarto d’ora l’insormontabile Lanzaro – che in ogni incontro si dimostra sempre e non solo tra i migliori – aveva lasciato il controllo della sua area senza che nessuno lo rimpiazzasse con la stessa capacità difensiva. Sempre a cercare peli nell’uovo, lamentiamo la poca incisività di Cozza e di Brienza, il tardivo ingresso di De Gennaro e Stuani punta che andava in cerca di farfalle. Ma in fondo vale poco rimestare in un barile senza molti contenuti, ma rimane il fatto che nonostante tutto vincendo contro il Genoa – se
si giocava in un altro modo forse era possibile anche se l’avversario era difficilissimo – si poteva dar fiato alla speranza, che com’è noto è l’ultima a
morire. Non è ancora morta, per la verità, ma almeno per quanto si guarda in classifica e per il futuro, è in coma profondo con poche speranze (salvo “miracoli” come si auspica) di rianimazione. Non vogliamo più trascurare
invece il “miracolo” del Crotone che riesce a durare e con merito in testa alla classifica del girone C1 e ha tutta l’aria di tornare trionfalmente in serie B e – mal che vada – c’è da pronosticare un derby fra Crotone e Reggina. Speriamo di no, nel senso che il Crotone vada in serie B, come tutto fa credere, e la Reggina – chissà come e vattelapesca – riesca a salvarsi. Ma oggi come oggi questo
derby ci sembra assai probabile.

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