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1|8]di EDUARDO MELIGRANA
Il silenzio composto ed emozionato di Francesco Schiariti, titolare dell’azienda leader nella produzione e lavorazione della cipolla rossa di Tropea, oltre cinquant’anni di lavoro, passato attraverso un viaggio di generazioni, condensano, testimoniano l’amarezza, lo stordimento, l’incredulità che l’attentato doloso di ieri ha inferto non solo all’azienda, capofila del prodotto tipico per antonomasia, ma all’intero comparto agroalimentare vibonese, che esporta la “rossa” di Tropea – Calabria, marchio Igp, in tutto il mondo.
All’1.50 di notte, infatti, le fiamme, appiccate mediante bottiglie incendiarie, rinvenute sul piazzale dell’azienda agricola, si sono propagate lungo l’intero perimetro esterno, mandando in fumo mezzi adibiti al trasporto, decine e decine di enormi contenitori del prodotto (le binze) e, soprattutto, moderni macchinari
per la calibratura, la selezione e la pulitura del prezioso tubero. L’allarme è scattato fin da subito, a seguito della segnalazione della della Sycurpol in pattugliamento lungo la zona sud della città, che ha allertato i Carabinieri della Compagnia di Tropea, seguiti dai Vigili del Fuoco di Vibo Marina, che, anche grazie al sistema antincendio in dotazione, hanno potuto circoscrivere le fiamme, domandole alle prime ore del mattino. L’azienda di Francesco Schiariti e dei suoi cinque figli vanta numeri di tutto rispetto.
Centoventi le persone impiegate, nei picchi di attività, una produzione di 40 mila quintali sui 200 mila dell’intero Medio Tirreno Calabrese, da Nicotera a Fiumefreddo Bruzio, una distribuzione che spazia dai mercati del Centro nord Italia a quelli internazionali, con una forte presenza nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ed in Nord Europa, per un fatturato di due milioni di euro.
Un’azienda solida, dunque, con un rilevante indotto, attorno al quale ne ruotano decine. Dal 1997, l’impresa Schiariti, da poco eletto Presidente del Consorzio di Tutela Igp, Cipolla Rossa di Tropea Calabria, ha conosciuto un ulteriore momento di crescita con la costruzione di nuovi capannoni all’avanguardia ed una più penetrante catena distributiva. Genuina ed autoctona la produzione, su oltre cento ettari di terreno in diverse località, dai nomi evocativi della tipicità garantita dal marchio Igp, quali Margio Longo, Santa Venere, Abatia, Soverito e Bagnaria. Importanti testate nazionali si sono occupate dell’azienda di Schiariti. “La Stampa” di Torino ha dedicato un’intera pagina alla “Perla del Tirreno” ed alle sue produzioni tipiche, tra le quali la “rossa” di Tropea.
In quell’occasione, Schiariti aveva sottolineato le eccellenti qualità organolettiche del tubero, lanciando l’allarme sulla concorrenza a basso costo di alcuni Paesi del Mediterraneo.
“Preferiscono le rosse egiziane, assai meno dolci, sanno d’acqua – affermava Schiariti – le pagano 20 centesimi al chilo contro l’euro al quale dobbiamo venderla noi per recuperare i costi di lavorazione: semina, estirpazione, reimpianto in dicembre, raccolta nei campi, sgambatura e intrecciatura in magazzino”.
Nel luglio 2003, l’azienda Schiariti aveva subito un primo attentato, ignoti malviventi avevano fresato quintali di prodotto Occupava pronto per essere lavorato.

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