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Non mi piace Bruno VESPA, non mi è simpatico e solo occasionalmente lo stimo.
Con questo slogan voglio introdurre una riflessione su quanto ascoltato nelle ultime puntate della trasmissione “ Porta a Porta” del 8 e 9 Aprile 2009. La considerazione che se ne trae dalla sua conduzione è che il ruolo dell’Ingegnere è stato messo in discussione da banali considerazioni circa la statica degli edifici. Un Cordolo di cemento armato costruito sulle nuvole” . Sono queste le parole da lui usate per gestire a suo piacimento un tema difficilissimo da trattare per i non addetti ai lavori e lui è uno di questi, ma lo ha utilizzato per produrre audience e scatenare una bagarre nella quale il ruolo dell’ingegnere è stato preso a pretesto e come capro espiatorio, quale soggetto responsabile di ciò che è successo nell’evento calamitoso che ha colpito l’Abruzzo.
In tutto questo il nostro presidente nazionale Paolo Stefanelli non ha, a mio avviso, saputo gestire nel corso delle due trasmissioni che ha avuto a disposizione, la situazione che obiettivamente gli è sfuggita di mano, producendo come effetto collaterale le ire di un professore univeristario docente di strutture, il quale lo ha pesantemente offeso sia professionalmente che istituzionalmente.
Premesso ciò, mi sembra doveroso riprendere le fila del discorso non per produrre una difesa ad oltranza circa il ruolo dell’ingegnere, ma per meglio identificarne le sue competenze nell’ambito di una materia così complessa e resa banale dall’intervento di un conduttore del quale la nostra categoria non si è mai permessa di rendere conto della sua professionalità.
Come in tutte le categorie professionali, sono presenti persone serie e meno serie e di questo Vespa dovrebbe prenderne atto.
Ma se parliamo astrattamente di ingegneria strutturale gli esempi che l’uomo o meglio l’ingegnere ha fornito per esaltarne l’ingegno, sono tanti e talmente evidenti e tali da indurre rispetto verso una professione altamente qualificata e qualificante, resa immodestamente scarna e priva di contenuti dalle parole, motivate da sentimento di parte, di un conduttore di programmi televisivi.
Sono un ingegnere, orgoglioso di esserlo, perche ho imparato dai miei maestri Michele CAPURSO e Piero POZZATI (Bologna ‘ 78) e poi sul campo (IRPINIA’ 90) che questo mestiere lo si deve operare con estrema prudenza e attenzione, ipotizzando anche l’imprevedibilità degli eventi, che nel caso specifico di un terremoto, sono legati all’intensità del sisma, alle direzioni ed al modo di vibrare proprio di un edificio.
Le regole ci sono, i modelli di calcolo anche, quelle che sono aumentate sono tuttavia le incertezze di una porfessione svilita prima dalla eliminazione delle tariffe minime professionali e poi dalla incredibile assurdità delle lauree triennali che hanno portato scompiglio nelle categorie professionali.
Le responsabilità politiche dei nostri amministratori sono evidenti e poiché il conto da pagare è alto, non è onesto scaricarlo sulla classe professionale che opera, a volte, senza nessuna garanzia e tutela pubblica e privata.
Si è scelta la strada della liberalizzazione e questo non può essere addebitato alle professioni, ma alla politica stolta e priva di modelli di tutela che ha avuto nel liberismo il vero ed unico rsponsabile delle catastrofi.
Le imprese, d’altro canto, sono in continua crescita ed animate da uno spitiro di solidariatà verso i nostri amici extracomunitari, impegnate altresì ad imbotttire le proprie aziende di consulenti legali piuttosto che di personale specialistico.
Il patrimonio immobiliare è scarso, si vive di ricordi ed il più delle volte si devono fare i conti con edifici fatiscenti e di datata memoria. Non si percepisce che la vera ricchezza di questo territorio è quella legata al recupero di un patrimonio edilizio esistente piuttosto che legato alla nuova edificazione. L’era dei palazzinari è finita. Deve iniziare una nuova e più importante epoca che è quella della rivalutazione e conservazione del patrimonio edilizio esistente. In tutto questo scenario il ruolo dell’ingegnere, per competenze, studi specialistici ed impegno si deve qualificare e riaffermare in una logica di identità, mentre gli ordini professionali sono chiamati a svolgere un ruolo di alta sorveglianza e infìdirizzo non solo tecnico ma anche etico.

Ing. Roberto Antonio Federico

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