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di Piero Quarto
LA BAWER progetta il futuro. Il mercato 2008 deve ancora entrare nel vivo ma Matera, con il punto fermo dell’allenatore e la conferma di programmi importanti, guarda avanti. L’idea è quella più volte sottolineata di arrivare in due anni a giocarsi la Legadue arrivando già da subito a costruire una squadra da primi quattro posti e poi magari pensando al salto di categoria. Molti i dubbi e le incognite sulla realizzazione di un progetto ambizioso che, a ben guardare, potrebbe anche essere superiore alle forze stesse della società materana e del presidente Vizziello.
E’ questo il momento più opportuno, a bocce ferme, per sottolineare dubbi e difficoltà di un progetto che presenta più di una crepa e che dunque lascia quantomeno interdetti. Anche per dar modo poi a tutti di assumersi oneri e onori dei risultati che matureranno nel corso della stagione.
Senza volontà polemiche ma esprimendo solo un’opinione ed un dubbio più che legittimo. Partiamo innanzitutto dall’aspetto più importante che è quello economico. Matera finora ha fatto grandi cose spendendo al meglio i propri soldi e ottimizzando il rendimento di giocatori provenienti da categorie inferiori, una scelta dettata essenzialmente da un motivo: gli uomini forti della categoria, ad esempio un pivot vero, costano e tanto. La Bawer oggi, per bocca del suo presidente Vizziello, affronta la stagione con un budget del 10 per cento superiore a quella passata che potrebbe diventare il 25 in caso di una serie di eventi favorevoli. Numeri lontani da quelle cifre che garantiscono un posto in prima fila nell’elite della B1. Numeri lontani da chi come Brindisi, Trapani, Latina, Osimo si è giocato quest’anno una promozione in Legadue. Per capirci numeri lontani da quel milione di euro che è la base economica minima per puntare in alto. E noi da una società che punta alla Legadue ci aspettavamo questo e cioè che mettesse sul piatto un budget di un milione di euro (la cifra è simbolica ma rientra in una forbice obiettiva, ndr) all’anno per i prossimi due anni con i quali costruire un gruppo, una squadra, un progetto che puntasse alla Legadue. Di questa programmazione al momento non c’è traccia e non basta purtroppo dire vogliamo andare in Legadue per ottenere i risultati e mantenerli nel tempo. Matera proprio per la sua storia lo sa bene ma Matera oggi non può puntare a questo tipo di programmazione. Può prendere grandi nomi, forse uno, ma solo per quest’anno. Il prossimo poi si vedrà. Pochi soldi e nemmeno per un tempo infinito insomma. Tutti elementi che fanno pensare e riflettere. Non che i soldi diano la sicurezza di vittorie e risultati, ma certo mettono nelle condizioni di avere giocatori di un livello superiore e dunque predisposti a salire di categoria. In presenza di un programma biennale ci aspettavamo scelte e situazioni innanzitutto economiche che garantissero e rafforzassero questo tipo di progetto e invece si continua a vedere un Matera che vive alla giornata. Un Matera che ha trovato in questi anni nella B1 la sua vera grande dimensione, è diventato protagonista, si è fatto apprezzare ed ammirare. Oggi però decide, cosa per noi inspiegabile, di tentare il grande salto senza sufficienti risorse economiche e con un progetto che si sostiene soprattutto sulla buona volontà dei singoli. Un progetto che manca anche del dovuto sostegno logistico (leggasi Palasport, ndr) nel caso fortunato di una promozione in Legadue. Una Legadue che costerebbe una cifra come minimo doppia rispetto a quella che, stando a voci ufficiali, la Bawer si accinge a spendere per la prossima stagione agonistica. Ora la domanda è: ne vale davvero la pena? Matera in questi anni ha fatto della saggezza nella gestione societaria e nell’oculatezza delle scelte la propria forza. Ha fatto sempre il passo proporzionato alla gamba.
Oggi decide di fare il grande salto: è davvero in grado di spiccare il volo? Il mercato prima e i risultati sul campo poi daranno le risposte dovute. Certo magari noi avremmo preferito una Bawer che puntasse ad un dignitoso e illuminato campionato da play off, senza fronzoli e grandi ambizioni. Una Bawer con i piedi per terra. Una Bawer che non c’è più.

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