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Era sfuggito alla cattura dal luglio dello scorso anni, Girolamo Molè. I fermi erano stati disposti dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione «Cento anni di storia» contro i componenti delle cosche Molè e Piromalli di Gioia Tauro.
Girolamo Molè al momento dell’arresto non era armato e, secondo quanto si è appreso, non ha opposto alcuna resistenza. L’uomo è cugino omonimo di Girolamo Molè, detto «Mommo», considerato dagli investigatori la «testa pensante» della cosca e arrestato, sempre dal Ros dei carabinieri, il 12 luglio 1997 dopo quattro anni di latitanza quando il suo nome era inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia.
Fu proprio Mommo Molè, nel corso di un colloquio in carcere con un parente, a sottolineare come le cosche Molè e Piromalli, adesso entrate in conflitto, avevano un potere mafioso frutto di “oltre cento anni di storia”. Un’affermazione che mirava a calmare il fratello Domenico che intendeva «rispondere» ai Piromalli per vendicare l’omicidio di un altro fratello, Rocco.
Da quell’affermazione ha poi preso il nome l’operazione condotta nell’agosto scorso ed alla quale Girolamo Molè era riuscito a sfuggire.
Il boss Girolamo Molè, soprannominato «u ganciu», era inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi in ambito nazionale e «reggente» dell’omonima cosca mafiosa. Molè è stato sorpreso dai militari all’interno di una abitazione nel rione Monacelli di Gioia Tauro.

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