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di ANTONIO CORRADO
Avevano allestito una fitta rete di scambi per l’importazione di capi di suini, la cui provenienza nazionale veniva dimostrata con false certificazioni, utili anche a frodare il fisco per svariati milioni di euro. La truffa è stata sventata dai finanzieri della Tenenza di Policoro, che partendo da alcuni controlli sulle partite Iva, hanno accertato la grossa frode fiscale nel settore del commercio di animali vivi. C.g. e C.P., due fratelli di 38 e 32 anni, avevano costituito un reticolo di società e ditte che operavano tra Policoro, San Giorgio Lucano, la Calabria, la Campania e il Trentino, specializzate nell’importazione di suini dai Paesi della comunità europea. Le fiamme gialle hanno accertato che il sodalizio in meno di tre anni ha importato oltre 30.000 maiali venduti a ignari clienti come allevati in Italia. Il meccanismo truffaldino consisteva nel falsificare i certificati sanitari e i documenti di trasporto intracomunitario, dove venivano indicate provenienze e destinazioni diverse da quelle effettive. Con tale sistema, da una parte veniva frodato il fisco in quanto sui documenti di trasporto venivano indicati soggetti inesistenti, mentre le bestie venivano consegnate direttamente dai due commercianti di San Giorgio Lucano a macellai compiacenti senza nessun documento fiscale; dall’altra venivano aggirate le norme sanitarie, in quanto le bestie venivano fatte risultare di origine nazionale. Il sodalizio ha, inoltre, perpetrato una serie di truffe a danno di istituti di credito dai quali, sulla base di bilanci falsi di società create ad hoc, si faceva rilasciare le fidejussioni per gli acquisti all’estero. Una volta perfezionata l’operazione commerciale e ceduti i suini, incassando in contanti i corrispettivi, le società venivano lasciate fallire e le banche non avevavano più su chi rivalersi. Complessivamente, sono state accertate evasioni fiscali per circa 6.500.000 euro e denunziate all’Autorità giudiziaria 17 persone, di cui una tratta in arresto, E.G., 47 anni, calabrese di Gioia Tauro, in quanto si era presentato ai finanzieri con generalità false. L’uomo, secondo gli inquirenti, sarebbe specializzato nella costituzione di “società paravento” utilizzate dall’organizzazione, era già ricercato da altri organi di polizia, in quanto aveva già commesso altre truffe utilizzando sempre differenti alias.

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