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di SALVATORE SANTORO
“E’ passat a nuttata” ma nel Pdl la tensione si taglia ancora a fette. La sconfitta elettorale al ballottaggio patita da Molinari e dalla coalizione di centrodestra nei confronti di Santarsiero e il centrosinistra che ha portato il conto finale sul 3 a 0 per il Pd e i suoi alleati non è stata digerita bene.
Da tanti dello stesso Pdl. E non sarà facile ripartire nemmeno nei prossimi giorni, come se niente fosse successo.
Perchè se da un lato c’è una parte della classe dirigente pidiellina ricorda i punti guadagnati rispetto alle scorse elezioni sulla “corazzata” del centrosinistra lucano e parla di una politica delle alleanze che i suoi frutti li sta portando come dimostrerebbero la vittoria di stretta misura di Stella e Lacorazza al primo turno e la necessità di ricorrere al ballottaggio per la riconferma dell’ex sindaco più eletto d’Italia, Vito Santarsiero, dall’altro lato c’è chi chiede una resa dei conti interni.
Non sono pochi infatti, quelli che, velatamente e no, chiedono l’azzeramento delle cariche di vertice del Popolo della libertà. All’origine del malcontento – oltre che la sconfitta – brucia, a diversi esponenti del Pdl, l’aver candidato uomini provenienti dal centrosinistra alla poltrona di sindaco e di presidente della Provincia di Potenza.
Oltretutto, un pezzo da novanta del Pdl di Basilicata e cioè il senatore Egidio
Digilio anche storico ex segretario regionale di Alleanza nazionale di Basilicata e attuale coordinatore vicario del Pdl lucano non nasconde il proprio disagio e parla di proprie dimissioni possibili dalla dirigenza del partito. Digilio, che già in un’intervista al nostro giornale due giorni prima del ballottaggio aveva anticipato la proprio disponibilità a dimettersi in caso di 3 a 0 per il centrosinistra, ieri è tornato a parlare di «errori della classe dirigente locale del Pdl» e di necessità di «assumersi da parte di tutti le proprie responsabilità». Insomma è frattura.
Il senatore Digilio in particolare ieri mattina, dopo aver reso noto di aver esaminato i risultati elettorali in un incontro con il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa, ha ribadito «la disponibilità immediata di rimettere l’incarico di coordinatore regionale vicario» con queste motivazioni: «La strategia del Pdl in Basilicata va ripensata. E’ necessario innanzitutto capire le motivazioni del “corto circuito” prodotto tra i significativi consensi elettorali ottenuti alle Europee – che ci hanno fatto diventare il primo partito regionale – e quelli deludenti alle amministrative. Con il ballottaggio per la elezione del sindaco di Potenza infatti l’obiettivo che ci eravamo posti di guidare i maggiori enti locali della regione, a parte alcuni comuni dove abbiamo eletto sindaci e maggioranza, non è stato raggiunto».
In sintesi per Digilio c’è stato un corto circuito che non ha fatto raggiungere gli obiettivi prefissati. Pertanto prosegue, «tutto il gruppo dirigente del Pdl, senza esclusione alcuna, che ha condiviso unanimemente le scelte effettuate sia per le candidature principali che per le alleanze raggiunte con altre forze politiche del centro moderato che per i programmi, adesso deve riflettere, discutere, confrontarsi con lealtà e con lucidità senza far prevalere atteggiamenti di difesa che non hanno motivo di esistere.
Per quanto mi riguarda, lo avevo detto alla vigilia della consultazione e lo ribadisco adesso: sono disponibile a rassegnare le dimissioni da coordinatore regionale vicario se ciò può servire a fare chiarezza e ad aiutare la discussione e le conseguenti coraggiose decisioni da prendere».
La disamina di Digilio che invita dunque a non assumere “difese di ufficio” prosegue: «Sapevamo che il nuovo soggetto politico appena nato avrebbe dovuto superare una prova difficile alla quale, evidentemente, non era ancora pronto e che il Pdl non aveva ancora avuto il tempo necessario di realizzare il progetto di partito unico in grado di mettere a sintesi le energie e le sensibilità differenti dei due partiti fondatori e ancor più di radicarsi sul territorio e tra la gente. Ma resta comunque la delusione profonda perché il messaggio degli elettori lucani è chiaro: siamo partito di governo del Paese, cresciamo nei consensi nazionali eppure a livello locale non riusciamo ancora ad affermarci come alternativa al centrosinistra». Digilio conclude però chiarendo che «non si tratta di rimettere in discussione alleanze quanto piuttosto la strategia politica che le sostiene».
Questo da un lato. Dall’altro non ci sono risposte da parte dei dirigenti del Pdl alla nota di Digilio. «Si deve andare avanti» è il massimo ottenuto dal cronista. Ma in ogni caso dopo la dichiarazione a caldo del coordinatore regionale Guido Viceconte subito dopo il risultato del ballottaggio, «l’essere andati per la prima volta al ballottaggio premia la scelta di essere andati oltre il Pdl» si insiste all’interno del nucleo decisionale del Popolo della libertà a guardare bene i dati elettorali «anche di chi nelle nostre liste ha preso pochi voti» e a considerare «che l’Udc per la prima volta non è stato con noi». In pratica la teoria è pressapoco questa: «Alle scorse elezioni eravamo al 18 per cento insieme all’Udc e ora siamo al 40 che sarebbe stato 46 insieme al partito di Casini. Questa è la via verso la vittoria».
Ma c’è dell’altro. Il senatore Latronico utilizzando le vie ufficiali in serata ha diramato una nota in cui “ignora” completamente l’appello di Digilio e si lancia in un altro tipo di analisi. Queste alcune considerazioni del senatore Latronico: «Credo che i risultati elettorali ottenuti dal Pdl in Basilicata vadano osservati con la giusta attenzione. Intanto va riconosciuto che alle europee si è raggiunto un risultato che fa del Pdl il primo partito della regione; un risultato nè scontato, nè ininfluente, che conferma dopo le ultime elezioni politiche, come gli elettori lucani quando possono esprimere un libero orientamento, senza eccessivi condizionamenti, lo facciano a favore del Pdl e delle forze di centro destra».
Nessuna Caporetto dunque per Latronico. E poi l’invito: «Per quanto concerne il ballottaggio al Comune di Potenza, il traguardo del 40 per cento raggiunto grazie alla candidatura di Molinari, segna l’inizio di un percorso che va valorizzato nella prospettiva di costruire una possibile alternativa di governo in una regione in cui il divario tra le forze in campo era di stampo bulgaro, privando il presupposto di una concreta alternativa di governo».
Per concludere l’auspicio di Latronico: « Il Pdl è chiamato ad essere sempre di più’ il nucleo di aggregazione delle forze politiche, sociali e culturali e produttive che si pongono il tema di costruire un’alternativa di governo ad un sistema di potere che anche per l’assenza di ricambio, sta producendo una politica inadeguata, con pessimi risultati sul piano dell’efficacia delle azioni realizzate. Il Pdl ha lottato anche in queste ultime competizioni per portare una sfida reale al centro sinistra; i risultati ottenuti sono un altro passo avanti nella prospettiva del traguardo definitivo, ma la strada da percorrere non è sicuramente quella di rinchiudersi in una inconcludente e velleitaria difesa identitaria».

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