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di ANNAROSA MACRI’
Un bambino, in un film di Abbas Kiarostami, “E la vita continua”, racconta di
essersi salvato dal crollo della sua casa, sbriciolata nella notte dal terremoto,
perché faceva un caldo appiccicoso, una zanzara lo aveva svegliato, e lui era
uscito fuori a trovare refrigerio.
Così era vivo, adesso, e suo fratellino, invece, che aveva sopportato i morsi delle zanzare e se ne era rimasto tranquillo a dormire, era morto. “Perché Dio ha voluto che a tuo fratello le zanzare non dessero fastidio?”, gli dice la madre. “No, non è per un miracolo che Bahia è sopravvissuta, è stato per volere di Dio”, ha detto Kassim Bakari, il padre della ragazzina di tredici anni unica superstite dell’airbus 310 che è precipitato nell’Oceano Indiano. Chi glielo spiega adesso a Bahia che sua madre è morta, e pure gli altri centocinquanta passeggeri, tutti inghiottiti da quel mare scuro scuro, dove lei è stata ore e ore aggrappata a un relitto e sentiva le loro voci, racconta, e poi si sono spente, ad una ad una. E si ricorda pure di una zanzara, che l’aveva svegliata, mentre dormiva, su quell’aereo maledetto. Così era andata alla toilette, ed era lì quando l’aereo è precipitato, e forse per questo si è salvata.

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