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«Il decreto di sequestro dell’ala est dell’Abbazia, emesso dal Tribunale di Cosenza, si basa sulla presenza di alcune crepe e lesioni sui muri della struttura che, solo ‘presumibilmente’, sarebbero secondarie ai lavori di scavo archeologici ed al prolungato fermo dei lavori».
Ad affermarlo è Antonio Nicoletti, sindaco di San Giovanni in Fiore.
«Paradossalmente tali scavi – aggiunge Nicoletti – sono stati ordinati dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Ccosenza così come anche il fermo dei lavori è stato determinato, come si evince chiaramente dalla documentazione in possesso ed ancor di più dall’ultima relazione a firma del dottor Ceraudo e di un suo collaboratore, da lotte intestine alla Sovrintendenza stessa che vede la nuova dirigenza disconoscere il lavoro fatto dalla precedente e, cosa ancor più grave, rifiutandosi persino di leggere la documentazione prodotta in questi lunghi mesi.
Tutto questo, aggiunto alle richieste della ditta appaltatrice dei lavori, sta determinando un notevole danno non solo economico ma anche e soprattutto di immagine alla Città di San Giovanni in Fiore visto che l’ala est dell’abbazia è sede non solo del museo demologico e fotografico, meta di tanti turisti, ma anche e soprattutto del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti in piena fase organizzativa di un congresso internazionale su Gioacchino da Fiore».
«A questo punto, – prosegue Nicoletti – legittimamente ci chiediamo: può una sovrintendenza solo presumere che alcune lesioni murarie siano successive e non precedenti ai lavori di scavo e al maltempo di questo brutto inverno senza effettuare alcuna indagine tecnica? La soprintendenza quando ha ordinato gli scavi non si doveva porre il problema della sicurezza visto che si interveniva sulle fondamenta di una struttura che ha più di mille anni di vita? E ancora: chi ha deciso che l’unica parte che potrebbe mettere in pericolo l’incolumità dei visitatori è solo l’ala est? il dottor Ceraudo o il tecnico di fiducia della ditta appaltatrice? E aggiunge: perchè non si è voluta la stesura di un verbale congiunto dell’ultimo sopralluogo effettuato a giugno in cui il Rup e i direttori dei lavori volevano inserire una corposa documentazione anche fotografica, da cui si desume chiaramente che le lesioni in questione preesistevano agli scavi? E ancora: questi benedetti scavi erano necessari o sono anch’essi ‘presuntì visto che nessuna produzione scientifica è stata pubblicata ed il nostro Ente non ha mai ricevuto alcun documento a supporto degli stessi? Le sovrintendenze non sono nuove a determinati atteggiamenti e beghe intestine vista la fase di stallo in cui versano tante altre realtà della nostra Regione».
Oggi il sindaco dovrebbe recarsi dal giudice D.ssa De Franco per cercare di ottenere l’immediato dissequestro insieme all’avv. Franz Caruso a cui è stato conferito incarico per seguire la vicenda.

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