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di ANTONIO MINASI*
Si parla di offerta culturale da qualificare e rafforzare nel bando Por Calabria 2007-20013, cioè delle attività da realizzare con fondi europei. Poi passando a leggere in dettaglio, cominciano i dubbi. E’ scritto che l’obiettivo specifico è “aumentare l’attrattività territoriale per rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei residenti”. Ma poi, al successivo punto, quello operativo, cambia radicalmente la motivazione: l’offerta culturale è indirizzata a mobilitare significativi flussi di visitatori e turisti. E’ abbastanza singolare questa concezione della cultura ancella del turismo, dove a promuovere il turismo sarebbe più utile la percorribilità delle strade, trovare
ospitalità a prezzi controllati, recarsi al ristorante e ricevere un servizio professionale. Appare veramente un sogno a occhi aperti l’ipotesi che qualche
premio sedicente “letterario” o qualche “tarantellata” più o meno internazionale richiami in Calabria flussi sgomitanti di turisti.
Se cultura dev’essere, essa deve servire prioritariamente ai cittadini residenti, affinché possano incrementare il significato, ma anche la responsabilità sociale, di una appartenenza.. Ma la contraddizione plateale arriva più avanti dove si afferma che a concorrere al bando sono ammessi soltanto i soggetti che abbiano una operatività pregressa e che abbiano predisposto o già realizzato un programma di iniziative nell’anno corrente. Ora, il bando è stato pubblicato in giugno con scadenza 20 luglio e la richiesta di procedure burocratiche da eseguire è quanto
mai complessa. Si direbbe, a voler essere maliziosi – e come diceva quel tale che “a pensar male si fa peccato, ma…” – che il bando sia un vestito su misura per alcuni preselezionati concorrenti che godranno, e questo è veramente troppo, per tre anni consecutivi dei benefici del finanziamento! Se la scelta della Regione è di garantire un alto livello qualitativo dell’offerta culturale, perché
escludere a priori l’ingresso di nuovi soggetti e di nuove proposte? Perché questo assurdo congelamento – e per tre anni addirittura – quando l’esigenza sarebbe, caso mai, di incoraggiare confronto e concorrenza su formule innovative?
Se l’intenzione è il superamento della famigerata Legge 16 che negli anni scorsi è stata gestita con erogazioni a pioggia – fra l’altro con contributi risibili alle associazioni richiedenti e dove si è finanziato di tutto, dal grande evento alla sagra, per dire, della castagna o dello stocco – bene, l’intento potrebbe essere lodevole. Un esito che si sarebbe potuto conseguire già da molto prima se
ci fosse stato il coraggio di una rigorosa gestione culturale e politica e non sfacciatamente clientelare, per cui la ripartizione a pioggia spesso ha lasciato delusi gli stessi beneficiari oltre che frustrare una politica programmata per obiettivi. Il bando Por, insomma, senza farla tanto lunga, è cucito su misura per pochi privilegiati. Saremo curiosi di conoscere questi baciati dalla fortuna.

*presidente Associazione Amici Casa della Cultura
“Leonida Répaci” di Palmi e direttore del periodico Itaca

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