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di LUCIA SERINO

Il viaggio e il suo mito. Percorrendo il mare per giungere alla terra e da essa scappare di nuovo. Il mare come metafora della conoscenza, pretesa con arroganza, deviata dalle lusinghe incantatrici, il mare che sfiora, lambisce, leviga e smussa la terra oppure la divora, l’assalta, la corrode. La contemporaneità ha il suo Ulisse, sempre lui, proteso oltre le colonne dello stretto di Gibilterra, e tentato da voci ammaliatrici. Contatto e separazione, pericolo e salvezza, di certo desiderio di sapere e di approdo. E se tutta questa simbologia si ritrova nel luogo delle sirene per eccellenza che è Positano, è nel mito di questo luogo che si scoprono attraversamenti che portano lontano, camminamenti che partono dal mare e arrivano a madre terra, alle rocce, sulla via di santi e madonne, per esempio,che passano anche per la nostra Basilicata. Sarà la suggestione della Madonna nera che si venera e che evoca quella di Viggiano, eredità del passaggio Bizantino, sarà che qui il protettore è San Vito, il santo dei tanti Vituccio di Potenza, lo stesso che attraversò la Basilicata con la sua nutrice (e molti qui, in riva all’incanto delle casette sul mare, si chiamano Vito) ma la tentazione è forte di opporre l’idea della terra (ché questa è la Basilicata) a quella del mare. La digressione è ardita perché nulla è più distante dalla prudente e accorta Lucania quanto la smagliante e disinvolta bellezza di uno dei luoghi di Ulisse. Eppure è alla fascinazione del silenzio che pensi sentendo la chiacchierata sull’imminente Positano Mith festival che dal 28 agosto si articolerà attraverso dieci parole chiave: avventura, bellezza, gioco, mare, natura,sensualità, sogno,solarità, tempo,viaggio. L’abbrivio l’ha data la mostra di Pino Settanni, scatti d’autore da Fellini ad oggi, che ricorda, nativo di Puglia, il suo primo approdo negli antri di Matera. E alla terra e alla caverna vorrà tornare “se il mio medico Viceconte (il fratello del parlamentare Pdl, ndr) terminerà la ristrutturazione di palazzo Venusio” per una mostra su quegli anni. Alla ricerca dell’archè, è spesso all’indietro che si rifà il viaggio. Come migranti su un barcone, posti a poppa e a prua, sognando il futuro e rimpiangendo il passato.
Affidato alla collaudata esperienza di Domenico De Masi, il teorico del’ozio creativo, già prorompente anima del Ravello Festival, vi consigliamo appuntamenti come la danza sull’isola de Li Galli, che fu di Nureyev, discussioni sui miti contemporanei, Zeus ovvero il potere, Enea come idea del viaggio, Ulisse ovvero dell’astuzia e della conoscenza, Elena e la sua bellezza. Eventi di grande attrazione come l’arte di Mimmo Palladino, o il tour notturno in barca tra le insenature più suggestive della costa per evocare, con la musica di Nicola Alesini, il mito delle Sirene. Musica sull’acqua, dunque, inseguendo Radio Caroline che dai mari del Nord trasmetteva musica proibita da un barcone degli annni Settanta, o i Clash che annunciarono l’incendio punk di Londra da un battello sul Tamigi, o i Pink Floyd che si esibirono a Venezia sospesi nel bacino di San Marco nel 1989. E poi ci sarà la musica pescata da ogni angolo della terra con Mauro Pagani, Lucio Dalla non mancherà, Enzo De Caro darà la voce ad Enea, sulla spiaggia, Giuseppe Cederna camminerà con la poesia e Vinicio Capossela regalerà le sue visioni spettrali e immense.
Non ne aveva bisogno un luogo come Positano per attrarre. Ma è con la grande offerta di qualità che si selezionano ricchi e colti. Nessuno ha paura di fare questo ragionamento. Pullula di gente sotto il solleone la bellissima estrema conca della Costiera amalfitana così poco distante da una Capri funestata dalle presenze scioccanti. Fate sapere quanto è rara la bellezza e quanto pochi possano permettersela. Come tutti i miti. E noi assolviamo al nostro compito consigliando però audacia e ardimento, proprio come Ulisse. Nulla è impossibile a chi lo voglia: ammirare e contemplare ciò che è straordinario e tutto sommato neanche tanto lontano e magari trarne spunto per generare pari sembianza.

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