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di MATTEO COSENZA

LA Calabria che non vuole soccombere riparte da Amantea. Lo fa con una straordinaria giornata i cui suoni di sottofondo sono il fragore imponente di un mare in tempesta e gli slogan gridati da migliaia di persone.
C’è di tutto in questo fiume di popolo la cui coda non riesce a partire dal lungomare appena intitolato al capitano De Grazia mentre la testa già assedia il palco di piazza Cappuccini: ambientalisti di ogni colore, giovani, anziani, sindacalisti, sindaci, cittadini di Amantea o venuti da ogni provincia, volti noti e sconosciuti, belli e pieni di speranza come quelli dei ragazzi e delle ragazze. Ognuno carica la manifestazione dei suoi contenuti, ma tutti insieme chiedono verità e serenità, vogliono vivere in una terra che nessuno consideri una pattumiera e che non sia ferita dalle scorie materiali e morali che ne compromettono il futuro.
E’ la prima, grande lezione di questo 24 ottobre. Su un tema cruciale, di interesse generale, può rinascere la partecipazione della gente che non intende delegare ad altri il proprio destino e che anzi se ne vuole riappropriare. Poi ci saranno anche i momenti di tensione, pure qualche asprezza, che non cambiano il significato di quello che è accaduto. Per dirla, tutta, ci stanno anche i fischi al presidente della Provincia Mario Oliverio ma perché proibire ai cittadini, anche pochi, di esercitare il proprio diritto di critica?
Per questo riteniamo che il Pdl abbia sbagliato a non partecipare asserendo che ci sarebbe stata la strumentalizzazione della manifestazione da parte di qualche forza politica o sindacale. Il coordinatore regionale Giuseppe Scopelliti, di cui ieri abbiamo pubblicato un articolo su queste colonne su una bella iniziativa svoltasi a Reggio, doveva starci perché l’impegno per chiedere la verità sugli eventuali rischi che si corrono per la salute pubblica e l’attuazione di una seria politica ambientale deve servire ad unire e non a dividere i calabresi, pur restando ognuno con la sua specificità e i suoi valori politici e culturali. Avrebbe sentito, per esempio, slogan pesantissimi rivolti in più parti del corteo al governatore Loiero, che comunque ieri mattina era ad Amantea.
La seconda riflessione, che è strettamente collegata a questa necessità che tutti si mettano in gioco, riguarda il giudizio su una classe dirigente calabrese che obiettivamente nel corso degli anni, da destra a sinistra, è venuta meno al suo compito di garantire politiche ambientali tali da preservare il bene più prezioso di questa terra. Per di più, finita la fase in cui grandi personalità politiche calabresi erano in grado di far sentire gli interessi di questa regione al di là del Pollino, l’attuale classe dirigente non ha neanche più la forza e la capacità di evitare o ridurre la pessima percezione che si ha della Calabria a livello nazionale. Le cause dell’attuale afonia sono tante, ma le principali vanno ricercate sicuramente nella profonda trasformazione della politica e dei partiti una volta luoghi privilegiati della partecipazione e della formazione e selezione di dirigenti degni di questo nome. I partiti sono di fatto scomparsi e i cittadini hanno perfino perso il diritto di eleggere i propri rappresentanti alla Camera e al Senato tanto ci pensano quelli che se la cantano e se la suonano. Si parla tanto di merito, ma sarebbe anche ora di conoscere i meriti di chi sceglie chi eleggere e di chi viene eletto.
La terza riflessione – e torniamo direttamente alla questione delle scorie – è ottenere dal Governo nazionale le iniziative adeguate per riportare alla normalità la condizione ambientale e cancellare con fatti concreti l’allarme inevitabile che si è diffuso tra la popolazione e che sta procurando danni economici rilevanti, che potrebbero essere ancora più grandi nel prossimo futuro. Ai partiti e alle loro rappresentanze parlamentari si deve chiedere di non ricadere nel rituale gioco delle parti per cui se dici una cosa stai con Berlusconi e se ne dici un’altra gli sei contrario, con replica dello stesso ritornello riferito a Loiero. Insieme dovrebbero raccordarsi su una piattaforma comune che è possibile se si presta attenzione esclusivamente all’interesse della comunità locale. Occasioni e argomenti per scontrarsi e polemizzare non mancheranno mai, ma su una questione così importante dovrebbe prevalere l’unità e non la divisione.
Si riparte da Amantea. I cittadini hanno fatto sentire la loro voce, ai politici non hanno voluto consentire la passerella perché esplicitamente hanno chiesto a loro, una volta tanto, di non parlare ma di ascoltare. Guai a soffermarsi solo su qualche nota di questo coro, si perderebbe l’occasione di sentire il campanello di allarme che è suonato per tutti. Quella di ieri è stata una sinfonia imperfetta ed era inevitabile che fosse così dopo tanti anni di silenzio.
Due giorni fa, quando abbiamo deciso la prima pagina di ieri, abbiamo ragionato su un bellissimo disegno della nostra Luigia Granata che poi non abbiamo pubblicato. Era geniale perché centrato sull’Urlo di Munch, ma raccontava una verità in cui mancava la speranza. Le abbiamo chiesto di riprovarci e il risultato è stato il disegno che avete visto e che non era disperato ma guardava con un filo di fiducia al futuro. Ecco, dal mare noi non vogliamo tirare a galla fusti minacciosi ma opere come i Bronzi di Riace, di cui nelle pagine che seguono raccontiamo il grande romanzo, perché essi sono il passato da difendere per costruire un futuro degno di essere vissuto da tutti, soprattutto dai ragazzi e dalle ragazze che ieri ci hanno toccato il cuore e inumidito gli occhi.

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