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di BIAGIO TARASCO
LA nascondono nelle case abbandonate dei Sassi, e per trovarla nei giorni scorsi le forze dell’ordine hanno portato avanti una vasta operazione, ricorrendo anche all’aiuto di cani addestrati a rintracciare particolari tipi di droga.
E’ quella fuorilegge, come eroina o marijuana, che provoca, come fa sapere la scienza, dipendenza psicologica o fisica e stati alterati di coscienza. Una definizione oggettiva e lontana da ogni dettame ideologico intriso di tabù.
Come quello che, lontano dalla scienza, non mette sull’identico piano un altro tipo di droga, l’alcol, che provoca la stessa dipendenza delle droghe fuorilegge e crea stati alterati di coscienza (per non parlare dell’enorme numero di morti e malati che provoca), ma che in Occidente viene venduto e consumato alla luce del sole. A differenza di quello che avviene nei paesi musulmani, dove l’alcol è considerato fuorilegge, mentre l’uso e la vendita di alcune droghe leggere sono invece consentiti.
E’ un fatto culturale, al quale la fredda scienza è costretta a piegarsi.
E così, mentre si setacciano gli angoli più nascosti degli antichi rioni materani per scovare un pugno di spinelli, contemporaneamente nei Sassi, in tutte le ore della giornata, l’alcol scorre a fiumi nelle gole degli adolescenti.
Complice spesso, ma non necessariamente, una bella giornata di sole invitante, sono numerose le stradine e le piazzette dei rioni in tufo prese d’assalto da minorenni che decidono di “fare filone” a scuola e attendere la fine delle lezioni lontano da occhi indiscreti e circondati dalle architetture in tufo dei tipici rioni della città, ormai trasformati in aree di ristoro.
Prima di sprofondarsi nei Sassi, però, è d’obbligo il passaggio fra gli scaffali di un supermarket, dove acquistare damigiane di vino e superalcolici a basso prezzo, che renderanno meno noiosa la loro vita e daranno un senso ad una giornata (ormai) come tante.
I residenti conoscono queste folli abitudini, condite di schiamazzi, scritte sui muri ed atti vandalici, e impotenti le sopportano.
«Certe mattine – ha detto uno di loro, abitante nel Sasso Barisano – esco dalla porta di casa e sono circondato da decine e decine di ragazzine e ragazzini che ‘socializzano’ passandosi la damigiana di vino o la bottiglia di un liquore.
La puzza di alcol è quasi insopportabile, per non parlare della pena che può dare la vista di un simile spettacolo, pensando anche ai danni fisici che questi adolescenti si provocano.
Non è infrequente assistere a scene di vomito o a pianti tipici di chi è ubriaco fradicio.
Recentemente, durante l’ultimo sciopero fatto dagli studenti, una ragazza stava semisvenuta per terra ed i suoi compagni cominciavano davvero a preoccuparsi, visto che non riusciva ad alzarsi.
Poi, per fortuna, si è leggermente ripresa e, sostenuta dalle amiche, è tornata verso casa. Possiamo sopportare – ha aggiunto il residente – la cassetta della posta danneggiata, come è successo a me, o le scritte sui muri restaurati, ma anche le tracce di urina e vomito che questi ragazzi lasciano, come a marcare il territorio…
Tuttavia è difficile solo pensare che queste mattinate innaffiate dall’alcol (ma il fenomeno è frequente anche di notte) possano essere ritenute la normalità per molti ragazzi e che nessuno interveng».
A volte basterebbe la semplice presenza di un poliziotto di quartiere o di altre forze dell’ordine per dissuadere chiunque dal compiere azioni non consentite, e rendere i Sassi un vero patrimonio dell’Umanità e non la bettola all’aperto in cui a volte si trasformano.
E per rendersene conto non c’è bisogno delle unità cinofile.

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