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di FRANCA FORTUNATO
«Gli scontri sono stati organizzati ad hoc per spostare l’attenzione dei media e delle istituzioni da Reggio Calabria, e dalla bomba della ‘ndrangheta contro la Pocura generale, su altre destinazioni», è quanto ha dichiarato la parlamentare Angela Napoli sui fatti di Rosarno ed è quanto anch’io ho pensato in questi giorni, leggendo la stampa per capire come e perché è scoppiata la rivolta degli immigrati e la reazione della popolazione. Non sono mai stata convinta che causa di tutto fosse il razzismo e la xenofobia della popolazione. Ascoltando le donne e gli uomini coinvolti, mi è stato chiaro come la vera protagonista di quel drammatico giovedì è stata la paura, dall’una e dall’altra parte, paura per la propria vita e per quella dei propri familiari o amici. Gli immigrati, saputa la notizia dell’agguato e del ferimento di due di loro e la falsa notizia, poi, dell’uccisione di altri quattro, hanno avuto paura, paura di essere uccisi. Un gruppo di loro ha reagito con la violenza, mettendo a ferro e fuoco la città, erano tutti giovani maschi. Non è inusuale, purtroppo, che i maschi reagiscono alle ingiustizie, ai soprusi, alla paura con la violenza. Se al loro posto ci fossero state delle donne, sono sicura che le cose sarebbero andate diversamente. Ma, intanto, quei maschi, in preda alla paura per sé e per i propri fratelli, esasperati dalle condizioni di sfruttamento sul lavoro e di disumana condizione di vita, si sono abbandonati ad una violenza, che ha terrorizzato e sbigottito la popolazione inerme, come la giovane madre che stava rientrando con i figli da scuola. E’ stata bloccata, ferita, salvata dai vicini e la sua macchina bruciata. Come le madri e i padri che piangevano per la paura e il dolore di vedere distrutta la propria macchina o la vetrina del proprio negozio. Così come la paura ha armato di spranghe e bastoni la mano dei tanti maschi africani, che hanno distrutto tutto quello che hanno incontrato sulla loro strada. Certo, non la paura ha armato, invece, quegli uomini che hanno sparato sugli immigrati, ma la volontà di terrorizzarli e seminare il panico tra loro e tra la popolazione per poi presentarsi come i loro protettori, aprendo la caccia all’uomo nero. I tre rosaneri arrestati per i fatti di violenza nel corso degli scontri, sono affiliati alla ‘ndrangheta, come pure gli attentatori ai due africani da cui è scoppiata la rivolta. E’ incredibile sentire un ministro dell’Interno, che pur di “sparare” sugli immigrati clandestini che per lui sono sempre e comunque dei criminali a prescindere, che quanto avvenuto a Rosarno è frutto della:«Troppa tolleranza, troppo lassismo» verso «un’immigrazione clandestina che ha alimentato la criminalità e ha generato una situazione di forte degrado» . Che dire della Gelmini che ha aggiunto: «Si crede che l’immigrazione si possa aiutare con il buonismo». Ma quale buonismo? Lo sa la ministra come vivevano quegli uomini, quei lavoratori? Ma di quale amore parla il suo partito dell’amore? Che dire, poi, delle dichiarazioni del candidato alla presidenza della Regione, Scopelliti: «Non bisogna metter sempre in mezzo la ‘ndrangheta». Dichiarazioni comprensibili se si mettono in relazione a quanto ha dichiarato coraggiosamente la Napoli ad Annozero sul rapporto Pdl, liste elettorali regionali e ‘ndrangheta e se si pensa che il Comune di Rosarno è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Certo, al ministro Maroni e alla ministra Gelmini non saranno piaciute le dichiarazione del sostituto procuratore della Dna: « I primi che hanno sparato giovedì scorso addosso agli immigrati sono stati sicuramente i rampolli della mafia». Pur di fare passare il teorema clandestini = criminali, questi ministri della Repubblica sono disposti a tacere sulla mafia. Ma il loro teorema si è subito rivelato falso, quando si è saputo dalla stampa che la stragrande maggioranza degli africani aveva un regolare permesso di soggiorno , altri avevano fatto richiesta di asilo politico e solo pochi non erano in regola con i documenti. Ora che gli immigrati, con la paura e il terrore negli occhi, sono scappati, e i rosarnesi, anch’essi con la paura e il terrore negli occhi, sono rimasti, non resta che riflettere su quanto accaduto, segno di difficoltà di una convivenza che non ha saputo o potuto trovare, al momento opportuno, le mediazioni giuste, le parole, i gesti, gli atti giusti per placare la paura dall’una e dall’altra parte e fare fronte comune contro la ‘ndrangheta, che resta la vera e sola nemica degli africani, dei calabresi e della popolazione di Rosarno.

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