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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – C’è chi ha detto una bugia pensando di riuscire a «stimolare le indagini», chi era convinto di averla vista chissà dove e l’aveva segnalato e chi, invece ha raccontato frottole per apparire o per depistare. La lista è lunga. Alcuni personaggi sono noti. Altri lo sono meno. Altri ancora sono completamente sconosciuti e del loro ruolo nel caso della scomparsa di Elisa Claps era finora sconosciuto.
Ma i loro nomi sono tutti in un’informativa. Nomi come quello di Elisabetta Postiglione, all’epoca minorenne. Il 15 settembre del 1993, tre giorni dopo la scomparsa di Elisa, si presenta dai carabinieri della stazione di Pignola e «confida» al maresciallo «alcuni episodi — si legge nei documenti che il Quotidiano ha potuto consultare — che potevano avere relazione con la scomparsa di Elisa Claps». Tutti gli accertamenti effettuati in riscontro alle rivelazioni della ragazza davano esito negativo. Finché il 22 settembre, interrogata dagli investigatori, Elisabetta smentisce in parte le sue dichiarazioni, «facendo presente di aver inventato quei particolari per sollecitare le ricerche».
Il 24 settembre del 1193, poi, sulla linea telefonica istituita per la ricezione di notizie utili al caso, arriva una telefonata che dà per certa la presenza di Elisa nel comune di Seregno, in provincia di Milano. Una parente di Elisa parte subito, accompagnata dai carabinieri di Potenza. Ma giunti sul posto trovano una ragazza che le somiglia molto. Ma non è Elisa.
Il 27 settembre del 1993 un certo Domenico Veltri chiama i carabinieri e segnala di aver notato in una campagna di Vaglio una ragazza che somiglia a Elisa. Per i controlli vengono impiegati unità cinofile e un elicottero. L’esito è negativo.
Poi, sempre nel 1993, un tassista segnala la presenza di Elisa a Napoli. Anche questa verifica non va a buon fine.
E’ ancora il 1993 quando vengono disposte «numerose verifiche — si legge nell’informativa — circa le notizie assunte tramite il programma televisivo “Chi l’ha visto?” in onda su Rai tre. Sono stati delegati diversi comandi dell’Arma territorialmente competenti per l’identificazione delle persone intervenute nel corso del programma, al fine di verificare i loro avvistamenti. Le risposte pervenute davano per certa la presenza di una ragazza somigliante a Eisa Claps in varie città italiane, Matera, Roma, Napoli e Milano, quasi sempre da sola». Anche questi controlli non avranno esito.
«Nel corso di attività info-investigativa — si legge nel documento giudiziario — da fonte confidenziale si acquisiva la notizia dell’allontanamento di Elisa Claps a bordo di una Fiat Uno bianca targata Matera. La notizia veniva poi confermata da Ernesto Sonzogni. Ulteriore conferma di questa informazione veniva attestata anche da Vincenzo Nolè, il quale asseriva di aver visto alle 14 del 12 settembre del 1993, all’incrocio di via Mazzini, l’auto ferma al centro strada con le portiere di sinistra aperte e due giovani con una ragazza salire a bordo del veicolo. Sonzogni eseguiva il riconoscimento personale del giovane autista della Fiat Uno nell’albanese Eris Gega, amico e indiziato. In Tribunale, poi, Sonzogni, chiamato a deporre, negava quanto detto al pm e non riconosceva l’albanese».
Il 24 novembre del 1994, «a seguito di informazioni riferite da fonte confidenziale circa la presenza di una giovane ragazza in compagnia di tre albanesi in località Casalabate (LE), venivano eseguite mirate perquisizioni. Tutte con esito negativo».
Il 17 febbraio del 1996 Giovanni Saluzzi, pregiudicato, rendeva ai carabinieri del Ros alcune dichiarazioni sulla scomparsa di Elisa Claps. Riferiva che un suo amico, Francesco Pepe, era stato avvicinato da Eris Gega e da un altro albanese che gli avrebbero offerto tre milioni di lire in cambio della sua collaborazione nel sequestro di altra giovane da avviare alla prostituzione. «Durante l’incontro — si legge nell’atto — Gega avrebbe mostrato a Pepe una fotografia di Elisa Claps. Dalla foto Pepe avrebbe dedotto che la ragazza si trovava in una località del nord Europa e che era in stato interessante». Le indagini espletate dalla Squadra mobile della Questura di Potenza consentirono di stabilire che Pepe negava quanto riferito da Saluzzi.
Per verificare le indicazioni rese da un tale Nicola Sozio, vigile urbano di Policoro, la Squadra mobile di Potenza, sviluppava le ricerche di Elisa anche in Albania. Ma Elisa era a Potenza, nel sottotetto della chiesa della Trinità.
f.amendolara@luedi.it

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