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Sono ritornati liberi per scadenza dei termini di custodia cautelare. Nei confronti delle tre persone coinvolte nell’operazione “Shark” condotta dai carabinieri non c’è stato pertanto alcun errore nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria. Domenico Cordì, il figlio del defunto boss di Locri, Cosimo Ruggia e Domenico Panetta, nei confronti dei quali era caduta l’aggravante mafiosa rimanendo in piedi l’accusa di favoreggiamento personale, avranno soltanto l’obbligo di presentazione ai carabinieri del luogo di residenza tutti i giorni non festivi dalla ore 17 alle ore 19.
“In merito alla scarcerazione di tre presunti affiliati alla cosca Cordì di Locri non c’è stato alcun errore. I tre sono stati scarcerati semplicemente perchè sono decorsi i termini della custodia cautelare” ha sottolineato l’ex giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria, ora trasferito all’Aquila, Carlo Indelicati. Il magistrato è stato il gip che ha valutato le indagini della Direzione distrettuale antimafia reggina, emettendo le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di tredici persone arrestate lo scorso settembre. Ai tre protagonisti della scarcerazione contestata», Domenico Cordì, figlio del boss Cordì ucciso oltre 13 anni fa, Cosimo Ruggia e Domenico Panetta, il gip Indelicati all’epoca aveva contestato il favoreggiamento semplice senza l’aggravante del metodo mafioso poichè, a suo parere, non sussistevano i gravi indizi di colpevolezza. “Ecco perchè – spiega il giudice – i termini della loro custodia cautelare si sono ridotti da un anno a sei mesi, decorrendo lo scorso 16 marzo quando sono tornati in libertà”. Nel frattempo al posto di Indelicati era subentrato Santo Melidona che poi ha disposto l’ordine di scarcerazione. Successivamente del caso si è occupato il Tribunale della libertà che ha riconosciuto l’aggravante mafiosa integrando l’ordinanza del gip. Contro la decisione del TdL l’avvocato Eugenio Minniti, legale di Domenico Cordì, s’è rivolto alla Cassazione che ha accolto il ricorso, annullando l’aggravante mafiosa e quindi dando ragione proprio a Indelicati. E, ovviamente, dando il via libera alla scarcerazione dei tre.
L’operazione antiusura a carico dei tre fu portata a termine a Locri il 19 settembre scorso con l’arresto di oltre venti persone. Due imprenditori finiti nella morsa dell’usura, Rocco Rispoli e Luca Rodinò, con le loro denunce resero possibile l’individuazione dei componenti dell’organizzazione finiti nella rete della giustizia. Per Rocco Rispoli, rimasto senza lavoro, il Comune di Locri ha deliberato di assumerlo alle proprie dipendenze equiparandolo alle vittime della mafia.

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