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«La situazione penitenziaria in Calabria è divenuta ormai difficile da gestire». La denuncia èd el sindacato di polizia penitenziaria Sappe, secondo il quale «i detenuti nella regione sono arrivati alla soglia delle tremila unità; infatti, – si legge in una nota – i dati di questo mese ci dicono che le presenze sono di 2936 detenuti, a fronte di una capienza di 1849, con un sovraffollamento del 158%. Gli stranieri sono 815, con una percentuale del 27,75 per cento.
La percentuale degli stranieri è circa la metà di quella degli istituti del Nord Italia, ma ciò non rappresenta comunque un dato positivo, se si considera che al Sud, nella società esterna, la presenza degli stranieri è molto inferiore a quella che si registra nelle grandi città del Nord.
Quindi, – si legge – questa elevata presenza al Sud è dovuta al fatto che, spesso, negli ultimi anni, l’Amministrazione ha trasferito i detenuti dal Nord al Sud, compresa la Calabria, a causa della mancanza di spazi nei grandi istituti come Bologna, Milano, Torino, Firenze.
A questa scelta nessun dirigente calabrese si è opposto, anzi, spesso, è stato riferito agli uffici ministeriali che in Calabria c’erano molti posti disponibili. Il risultato è che oggi anche in Calabria c’è un grave sovraffollamento. Ciò è dimostrato dal fatto che dal 2002/2003 ad oggi i detenuti sono aumentati di circa 1000 unità».
Secondo il Sappe, «nonostante l’aumento dei detenuti non si è provveduto ad aggiornare l’organico della polizia penitenziaria, fissato da un decreto ministeriale del 2001, in base al quale è stato stabilito che dovrebbe essere di 1498 unità. Ci sono istituti che sono in grande difficoltà, al punto che fanno fatica ad organizzare i servizi.
A Rossano, – si fa rilevare – di recente è stata aperta una nuova sezione detentiva, per ospitare sette detenuti islamici accusati di terrorismo internazionale. L’Amministrazione ha inviato dodici agenti di polizia penitenziaria per rinforzare l’organico e dopo meno di due mesi ha disposto il rientro di due di loro, pur consapevole delle gravi carenze di personale, cui si aggiunge il sovraffollamento della struttura.
A Rossano, infatti, sono presenti 333 detenuti, dei quali 136 appartengono al circuito Alta Sicurezza. Il personale effettivo è di solo 118 unità, dei quali 39 distaccati da altri sedi e 7 distaccati in altre sedi.
Il Dipartimento, tra l’altro, nel fissare i livelli di sicurezza dei vari istituti, ha classificato Rossano di terzo livello, che è quello più basso, nonostante la presenza di tanti detenuti sottoposti al regime di Alta Sicurezza. La stessa cosa è avvenuta per l’istituto di Cosenza, mentre per istituti a custodia attenuata, come Laureana di Borrello, è stato previsto il secondo livello».
E’ opportuno, secondo il sindacto, «che si ponga maggiore attenzione per questa Regione, dove da mesi non viene pagato neanche lo straordinario al personale di polizia penitenziaria, a causa delle riduzioni che annualmente vengono disposte dagli uffici centrali e che hanno determinato anche il mancato pagamento di ore di lavoro straordinario effettuato negli anni 2008 e 2009. È necessario rivedere al più presto le piante organiche e la classificazione dei livelli di sicurezza degli istituti. La Calabria, tra l’altro, è uno dei territori italiani a maggiore densità mafiosa; situazione, questa, che determina un livello di attenzione nelle carceri maggiore che in altre parti d’Italia. Basta ricordare quanto avvenuto a Palmi lo scorso anno, dove, due appartenenti alla ‘ndrangheta, armati di pistola, durante una traduzione hanno tentato di evadere sparando e ferendo alcuni uomini della polizia penitenziaria che, con gesto eroico, sono riusciti a disarmarli e a ricondurli in carcere. Cogliamo l’occasione – si legge infine – per rinnovare l’invito al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di voler insignire dei più alti riconoscimenti al valore, tutto il personale coinvolto in quella vicenda».

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