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di ANTONIO CORRADO
E’ in arrivo il commissario prefettizio al Comune di Grottole. Non è ancora ufficiale, ma è certo che il tribunale di Potenza ha confermato mercoledì, in appello, la sentenza di primo grado che sanciva, di fatto, l’ineleggibilità del sindaco Angelo De Vito per effetto di una vecchia pendenza penale. Questa conferma significa praticamente che De Vito non ha i requisiti giuridici per fare il sindaco e deve lasciare il suo mandato, affidando il timone del Municipio all’Ufficio del governo, che nominerà un commissario fino alle nuove elezioni, verosimilmente nella primavera 2011. Una doccia fredda per il sindaco, già decaduto dal suo incarico in consiglio provinciale e che, comunque, conservava concrete speranze di spuntarla, sulla scorta di una pratica per la sua “riabilitazione giuridica” già inoltrata e andata a buon fine. I fatti, lo ricordiamo, risalgono al 1980 quando De Vito nell’ambito della sua attività professionale fa una consulenza, pare una semplice planimetria, per una struttura commerciale e si ritrova implicato in concorso con altre persone per il reato di falso ideologico. Malgrado i vari appelli, arriva una condanna che diventa definitiva con l’ultimo grado di giudizio, nel 1986. In questo lasso di tempo De Vito è stato eletto consigliere provinciale a Matera nel 1985 e poi per due volte diventa sindaco di Grottole, tanto che ad oggi regge ancora nelle proprie mani l’amministrazione del piccolo centro della Collina materana. La vicenda della sua probabile incompatibilità fu sollevata nel gennaio scorso proprio dal Quotidiano. De Vito ha sempre precisato di non aver inoltrato istanza di riabilitazione penale, perchè negli anni immediatamente successivi alla sentenza della Cassazione, la sua fedina penale, stranamente, non risultava macchiata da quella condanna. Poi scoprì, che tutto aveva origine da un errore di compilazione, in quanto chi avrebbe dovuto aggiornare il suo status penale, scrisse Angelo Devito, attaccando il cognome e affibbiando probabilmente la sua “pendenza” a un’altra persona. La vicenda fu poi trascurata trascinandosi per quasi 30 anni. «Rispettiamo le sentenze perchè è doveroso -ha commentato laconicamente il sindaco difeso dal celebre amministrativista di Potenza Cimadomo- probabilmente ricorreremo in Cassazione, anche se questo non ci servirà per godere di una nuova sospensiva, quindi al Comune arriverà il commissario. Io non portò comunque candidarmi più a sindaco, avendo svolto già due mandati». Il caso ha prodotto anche strascichi politici, perchè nei mesi scorsi De Vito rimosse l’assessore Stefano Pistone (SeL) in quanto unico rappresentante della sua maggioranza che in consiglio comunale votò contro la sua eleggibilità. La sentenza d’appello, dopo il primo grado avviato su “azione popolare”, ha dato ragione all’assessore rimosso.

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