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PER RACCONTARE meglio un bel teatrino di stagione (come se non fosse bastato il lungo tira e molla sulla permanenza in vita della società, sull’allestimento della squadra, sugli allenamenti in un campo di grano, sulla voglia di continuare a fare calcio per recuperare crediti in denaro) bisogna partire dalla fine: Peppe Bardi è il nuovo allenatore del Potenza.
Per dovere di cronaca, ci preme sottolineare che avendo vissuto in prima persona le vicende tecniche delle sue squadre, tanto nei settori giovanili, quanto nei campi polverosi della nostra regione, Bardi rappresenta un’ottima scelta per un campionato ambizioso, viste anche le sue conoscenze. Scelta ancora più rafforzata dalla circostanza che un accordo con Giuseppe Postiglione era stato già trovato, prima di dirottare su Falanga.
Ma, come al solito refrain degli ultimi anni, sono i modi e i metodi che lasciano perplessi nella gestione della situazione.
Perchè, lo scrivevamo nella nostra edizione di ieri, è vero che Falanga si è dimesso per un contrasto gestionale con il proprietario, ma oggi aggiungiamo che è altrettanto sacrosanto considerare che chiunque, al suo posto, avrebbe rassegnato le dimissioni in una circostanza simile. Ossia che gli fosse stata proposta la figura di Bardi come responsabile dell’area tecnica.
Quel Bardi che, era risaputo in città, era stato contattato proprio qualche attimo prima di scegliere Falanga come allenatore. Una sorta di “supervisore” che il vulcanico napoletano non ha accettato di buon grado, proprio nel momento in cui – convocato in sede – avrebbe preferito sentire pronunciare parole di incoraggiamento (e nomi di qualche nuovo acquisto) per il modo con il quale stava tirando avanti la baracca. Ossia con uno staff tecnico del tutto improvvisato, senza una fissa dimora, con una squadra di giovani e un mare di difficoltà.
L’amministratore unico del Potenza, Rocco Galasso, ha voluto sottolineare un passaggio: «Mi è dispiaciuto molto per le dimissioni di Falanga che per me era sempre l‘a prima scelta’allenatore giusto. Ma non mi aspettavo certo che le comunicasse prima alla stampa e poi alla società. La figura di Bardi come responsabile dell’area tecnica era stata una mia scelta esclusiva anche per sgravarmi da compiti più tecnici che, preso tra mille impegni, non posso più assicurare. Falanga è un lavoratore generosissimo, ma ci serviva anche un organizzatore». Una sorta di allenatore manager che Bardi può fare con tutte le responsabilità del caso.
Con tutta la stima e fiducia che riponiamo in Galasso, ma la spiegazione non regge: in primis perchè è stato scelto Bardi che, prima di Falanga, era stato contattato per allenare il Potenza; in secundis perchè il comportamento della proprietà non è molto dissimile da quello posto in essere in precedenza, tra i professionisti. Tipico l’esempio di Arleo con Dellisanti, o anche quello di Gautieri con Chierico, o l’ultimo di Volini con Capuano. Una serie di “controllori” dell’allenatore che già non reggevano nel calcio che conta, figurarsi in quello meno nobile del calcio regionale di Eccellenza, in cui si sparla molto, ed è molto ricorrente appioppare etichette non eccellenti su poveri cristi, vittime delle situazioni.
Un po’ come dire che “chi nasce tondo non può morire quadro”, anche nella logica gestionale del calcio che, sotto la regia nemmeno tanto occulta di Giuseppe Postiglione ci ha regalato tutto e il suo contrario. In Eccellenza come tra i professionisti, come qualche anno addietro in Promozione: il leit motiv è sempre lo stesso, ed anche se è nel pienissimo diritto di chi è proprietario gestire come vuole, è anche vero che lo stesso che gestisce ci mette la faccia e si espone al giudizio pubblico. Che anche in questa circostanza non è certo foriero di belle parole.
Falanga, dunque, si lascia alle spalle una brutta situazione: ha avuto anche uno scambio di vedute non proprio ortodosso con il patron ieri a Lavangone, ed ha sfogato tutta la sua amarezza.
Folgorato dalle dimissioni forzate, è vero, ma anche artefice del suo destino, dal momento che in tempi passati non erano state certo dolci le parole con le quali Falanga aveva preteso da Postiglione la lista di trasferimento del figlio, poi passato al Melfi. Una vendetta? Impossibile rispondere, in un modo o nell’altro. Restano i dati di fatto alla mano e l’opinione generale di chi ha commentato su facebook o in mezzo alla strada che è diventata ancora più negativa di quanto non lo fosse già in precedenza.
E la sensazione percepita è che anche Galasso sia una mezza vittima di questa situazione: fonti ben informate riferiscono di una lettera di dimissioni già approntata e che sarà consegnata alla prima assemblea dei soci alla presenza dell’amministratore giudiziario Carlo Bavetta.

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