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di ROSSELLA MONTEMURRO
SARANNO Cecilia Cortesi Venturini, avvocato del Centro Antiviolenza di Parma e la professoressa Anna Costanza Baldry, direttrice del Cesvis (Centro Studi Vittime) i relatori della fase finale della formazione del progetto Tunnel.
«Sabato prossimo sarà una giornata dedicata alla formazione specifica per le forze dell’ordine e per gli avvocati con la professoressa Anna Costanza Baldry, nome molto noto in Italia e all’estero. – afferma Tonia Giacoia, consigliera di parità – Conosce bene il problema della recidiva, è consulente di magistrati, fa perizie e ha formato i soldati Nato in Afghanistan».
Il progetto “Tunnel – Opportunità tutela delle donne violate” è finanziato dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e promosso a livello locale dall’Amministrazione Comunale di Matera, in qualità di capofila, e da sei partner pubblici (Provincia di Matera, Regione Basilicata, Asm, Consigliera di Parità della Provincia di Matera, Comuni di Rotondella e Nova Siri) e cinque del privato sociale (Cooperativa Sociale Matera Servizi, Ce.Pa.Sa., Associazione Telefono Donna, Comitato Professionisti per la tutela dei diritti della famiglia e del minore, Cooperativa Sociale La Città Essenziale – Consorzio Cooperative Sociali).
L’obiettivo è quello di consolidare una rete tra forze dell’ordine, operatori del sociale e del terzo settore che, a parità di intervento, sappiano impiegare procedure corrette, seguendo un linguaggio comune contro la violenza sulle donne.
«Abbiamo notato più segnalazioni soprattutto nei paesi della provincia, Tursi e Montalbano in particolare per quanto riguarda casi di maltrattamenti in famiglia. Le donne si sono rivolte sia alle forze dell’ordine sia alle associazioni che sono presenti sul territorio. A Matera – aggiunge la consigliera di parità – manca una struttura in grado di poter accogliere queste donne. Nel seminario conclusivo che vedrà anche la partecipazione di esponenti politici cercheremo di convincerli a dare una continuità, da un punto di vista concreto, al progetto. Dopo aver preparato il terreno con azioni di formazione e sensibilizzazione, se non c’è una casa di accoglienza, una persona che ha problemi di questo tipo, che subisce violenza, a chi si deve rivolgere? E’ necessario l’aiuto concreto di chi la ascolta e la invia dallo psicologo o dall’avvocato, e poi la segue durante tutto l’iter di uscita dal percorso della violenza. E’ indispensabile anche la possibilità di avere un canale differenziale nel lavoro, nell’autonomia lavorativa altrimenti da questi fenomeni non si esce. Dobbiamo cercare di strappare un impegno politico preciso in questo senso.
Abbiamo la necessità di far comprendere loro che nel piano socio sanitario devono essere inseriti fondi per i centri di accoglienza e per continuare la formazione perché c’è sempre bisogno.
Altre realtà simili fanno almeno tre seminari di aggiornamento l’anno. La rete tra gli operatori si riunisce e viene stimolata al confronto dalla prefettura o dalla Asl, istituzioni che hanno a cuore queste tematiche e che tengono le fila.
Per le donne del territorio con questi problemi al momento c’è solo l’associazione Diva. La Provincia – conclude – ha attivato una convenzione gratuita con l’avvocato Rollo.
Il legale, due giorni la settimana, sarà rintracciabile nel mio ufficio per colloqui».

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