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Sono oltre 200 i relitti di navi inabissate lungo le coste della Calabria e della Basilicata. Di 160 si conoscono già le cause dell’affondamento. È questo il risultato di una mappatura dei fondali marini portata avanti, e non ancora ultimata, dalla Direzione marittima di Reggio Calabria. La relazione è stata inviata anche alle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro che indagano ed hanno indagato sulle navi dei veleni, imbarcazioni che sarebbero state fatte affondare con il loro carico di rifiuti tossici e radioattivi. La Dda di Catanzaro, in particolare ha un’inchiesta, ancora aperta, sul relitto individuato a Cetraro avviata dopo che un pentito di ‘ndrangheta, Francesco Fonti, aveva riferito che si trattava della nave Cunsky che lui stesso aveva fatto affondare con un carico di rifiuti tossici. Gli accertamenti hanno poi dimostrato che si tratta della Catania, una nave passeggeri affondata da un sommergibile durante la prima guerra mondiale. La relazione non è strettamente legata all’inchiesta della Dda di Catanzaro che, al momento, non ha avviato altre indagini su affondamenti sospetti. Resta tuttavia il dato degli oltre 40 relitti ancora da identificare. Un’operazione, si è appreso in ambienti della Procura, che non può essere condotta dalla magistratura che non dispone dei mezzi necessari. Negli stessi ambienti si fa piuttosto rilevare che la ricerca della Direzione marittima è finalizzata ad avere un quadro completo di quelle che sono le navi affondate lungo la costa calabrese e lucana per fugare qualsiasi dubbio. È per questo che le ricerche vanno avanti, così come procede lo studio degli archivi per cercare di dare un nome anche ai relitti che al momento risultano sconosciuti. Sul fronte dell’inchiesta, intanto, la Dda ha chiesto ad un laboratorio marino di Napoli una relazione su alcuni micro organismi prelevati dal relitto della Catania, individuato a 11 miglia dalla costa, al largo di Cetraro, e ad una profondità di 500 metri. I magistrati vogliono avere conferma da queste ultime analisi che nella zona di mare dove si trova il relitto non vi sia una presenza di radioattività superiore alla norma. Una volta acquisiti i risultati di queste ultime analisi, l’inchiesta dovrebbe essere archiviata.

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