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Sono sempre molto gravi, anche se stazionarie, le condizioni di Domenico Strangis, uno dei tre ciclisti rimasti feriti ieri mattina a Lamezia Terme dopo essere stati investiti da un’auto che ha ucciso sette loro compagni.
Strangis, che è il più grave dei feriti, è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Cosenza.
Ieri sera è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per ridurre le fratture che ha subito. Non corre pericolo di vita, invece, secondo quanto è stato riferito, Fabio Davoli, ricoverato nell’ospedale di Catanzaro. Complessivamente buone anche le condizioni di Gennaro Perri che si trova nell’ospedale di Lamezia Terme. Nell’incidente è morto il fratello di Perri, Rosario.
La Procura di Lamezia Terme, intanto, ha disposto di non fare eseguire le autopsie sui corpi dei sette ciclisti, ma solo un esame esterno dei cadaveri. La decisione è stata presa in considerazione del fatto che sulla dinamica dell’incidente e sulle cause della morte non ci sono dubbi. Già in mattinata gli esami dovrebbero essere ultimati e la Procura potrà restituire salme ai parenti che potranno così disporre i funerali.

IL MAROCCHINO AVEVA LA PATENTE
Per quanto riguarda il marocchino Chafik Elketani, di 21 anni, aveva la patente e dunque viene smentita la notizia che al giovane era stato ritirato il documento. In realtà la patente gli era stata sospesa sette mesi fa per un sorpasso in curva, ma poi gli era stata restituita.
L’equivoco, secondo quanto è stato detto oggi dagli inquirenti, è nato per il fatto che Elketani non aveva materialmente con sè il documento che è stato trovato, poi, dai vigili urbani di Lamezia Terme a casa di una sorella, a Gizzeria, dove anche il giovane vive e lavora come commerciante all’ingrosso.
La patente ovviamente gli è stata ritirata nuovamente ieri, dopo la strage dei ciclisti. Elketani, che si trova nel reparto di detenzione dell’ospedale di Catanzaro con l’accusa di omicidio colposo plurimo aggravato dall’uso di sostanze stupefacenti, ieri sera, è stato sentito dai magistrati della Procura di Lamezia ed ha cercato di giustificarsi per quello che è accaduto: «Quando ho visto i ciclisti – ha detto agli inquirenti – ho frenato ma ho perso il controllo dell’auto che è sbandata perchè l’asfalto era bagnato».
Il giovane, apparso ancora sotto choc, ha anche riferito di non essersi reso conto pienamente delle conseguenze del suo gesto. Stamani la Procura invierà gli atti sulla vicenda al gip che dovrebbe fissare l’udienza di convalida dell’arresto tra domani e dopodomani.
Ed è il lutto anche la comunità marocchina di Lamezia: «Siamo dalla parte delle vittime e dei loro familiari – ha dichiarato un rappresentante del locale Centro islamico – e per dimostrarlo oggi abbiamo chiuso i nostri negozi e le nostre attività». A Lamezia vivono oltre mille marocchini, attivi nel commercio e ben integrati: «Tra poco avremo un incontro con la Digos – ha aggiunto l’uomo – per valutare l’opportunità di una nostra presenza ai funerali». «Stiamo tutti male – ha detto ancora Qablaoui – e crediamo che l’investitore debba pagare per quello che ha fatto, ma vogliamo anche prevenire un offuscamento dell’immagine dell’intera comunità. Non siamo tutti così».

ALL’OBITORIO DI LAMEZIA
Stamattina all’obitorio sono numerose le persone presenti che hanno voluto anche commentare la tragedia. Tra questi anche Gino Caligiuri, ciclista di un gruppo di appassionati di Vena di Maida, un paese del lametino: «Non è una questione di marocchini o meno perchè poteva capitare a chiunque». «In ogni comunità – ha aggiunto profondamente commosso – ci sono buoni e cattivi e non è una questione di razza. Sono cose che non dovrebbero succedere. La maggior parte degli automobilisti non ci rispetta perchè non capiscono cosa significhi andare in bicicletta. Suonano e ti sorpassano – ha proseguito – con velocità. Se sei in fila indiana, ti stringono e ti buttano fuori strada come accadde qualche anno fa a Pizzo ad alcuni nostri amici che rimasero feriti». Insieme a lui Antonio Fiumara, sopravvissuto alla strage perchè non era uscito a causa della pioggia: «Oggi come oggi – ha affermato – il pericolo è dietro l’angolo. Era destino che dovesse succedere. Li conoscevo tutti, andavamo spesso insieme da tanti anni ed era gente che sulla strada ci sapeva stare e sapeva come comportarsi». Tanti gli amici ed i familiari che stanno facendo spola nell’obitorio dell’ospedale di Lamezia per porgere l’ultimo saluto ai loro cari. Tra essi anche alcuni sacerdoti ed il vicario della diocesi, mons. Pasquale Luzzo.

L’IDV DI LAMEZIA VUOLE COSTITUIRSI PARTE CIVILE
Il partito dell’Italia dei Valori di Lamezia Terme si costituirà parte civile nel processo contro Chafik El Ketani, l’automobilista che ha investito e ucciso i sette ciclisti: «Tutti gli iscritti di Idv di Lamezia Terme – è scritto in una nota di Giuseppe Gigliotti, coordinatore cittadino, e di Daniela Tolomeo, presidente del circolo di Lamezia – partecipano al gravissimo lutto che ha colpito la città e si stringono al dolore delle famiglie di quanti hanno perso i loro cari». «La città – proseguono – è rimasta sgomenta e senza parole per il gravissimo evento che non ha alcun precedente in proporzioni di gravità, dolore, costernazione e cordoglio per la tragedia stradale in cui sono rimaste vittime sette appassionati di ciclismo. Il circolo Idv di Lamezia, in segno di lutto, ha sospeso, programmando per altra data, gli incontri già fissati. Ora è il momento del dolore e per la tragedia avvenuta, che ha lasciato sgomenta l’Italia intera».
«Chiediamo al Sindaco di Lamezia Terme – affermano Gigliotti e Tolomeo – che valuti, se le norme giuridiche lo consentono, di costituire il Comune di Lamezia Terme parte civile contro il responsabile di quanto accaduto. Ci si deve nuovamente interrogare se le attuali norme sulla sicurezza stradale siano sufficienti: il fatto che l’autore della tragedia fosse sotto effetto di stupefacenti e senza patente, in quanto ritirata sempre per un sorpasso azzardato, aggrava ancora di più questa drammatica vicenda».

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