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di ALFONSO PECORARO
E’ finita prima di iniziare l’avventura dell’associazione “Il Mio Potenza”. L’indifferenza delle istituzioni e della città, del popolo, dei politici, come è scritto in una nota diffusa alla stampa, ma soprattutto una contestazione nemmeno tanto velata da parte del gruppo Lions, unici tifosi organizzati che hanno deciso di seguire il Potenza di Postiglione, sono alla base della decisione. Qualche striscione esposto in città e una serie di volantini hanno avuto un effetto deflagrante per i giovani volontari dell’associazione, nata con lo scopo di dare un futuro al calcio in città. Non possiamo sposare in pieno la motivazione dell’addio alle scene, specie nel momento in cui si era definita una strategia operativa con il coinvolgimento della Fortis Murgia. La società appulo-lucana milita in D e avrebbe volentieri incrociato il destino con quello dei colori della città capoluogo della Basilicata. L’Associazione si era schierata in linea con il progetto-Atletico Potenza, definita l’unica realtà calcistica riconosciuta dal sodalizio volontaristico che nulla voleva avere a che fare con Postiglione, e aveva tracciato le linee guida per un approccio ad un’unione tra questo club e quello della Fortis, attraverso un’opzione all’acquisto delle quote della società pugliese. Passaggio questo nemmeno ufficializzato alla città, ma che non ha trovato il gradimento del gruppo dei supporter che aveva manifestato dissenso anche quando la squadra murgiana ha scelto Potenza per giocare contro il Casarano. Sull’indifferenza di Potenza, crediamo non ci sia stata la dovuta pazienza. Questa operazione andava costruita gradualmente e con i debiti passi: innanzitutto con il coinvolgimento diretto del sindaco Santarsiero, il quale solo marginalmente e fuori dai taccuini aveva detto che bisognava essere cauti perchè Potenza è scottata dalle vicende del calcio.
Invece i creatori dell’iniziativa si sono fatti da parte, promettendo la restituzione di tutte le quote versate dai soci (in qualità di azionariato popolare) in un breve lasso di tempo.
Resta una considerazione di fondo: strade alternative a quella proposta dall’associazione non ce ne sono. E nemmeno i tifosi che oggi contestano (non vogliono Postiglione, non riconoscono l’Ateltico, insultano Il Mio Potenza, ma contestualmente vogliono andare allo stadio) possono essere in grado di proporne. Specie in un momento in cui un futuro per la prima squadra di Potenza, ossia quella di Postiglione, non ce n’è. Non resta, quindi, che aspettare, anche correndo il rischio che il tempo per ricostruire immagine e credibilità per il calcio potentino possa diventare infinito.

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