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Sono stati celebrati questa mattina all’alba, i funerali delle cinque vittime della strage compiuta nella masseria a Filandari. I feretri sono giunti alla chiesa Maria Santissima del Potere della frazione Scaliti, a Filandari (Vv), direttamente dall’obitorio alle 4.30 ed alle 5 è cominciata la funzione, officiata dal parroco, don Giuseppe Lopresti.
Imponente il servizio d’ordine dopo la decisione del questore di Vibo Valentia, che per motivi di sicurezza, aveva disposto che le esequie si svolgessero in forma privata e senza corteo funebre.
Le bare di Domenico Fontana, 61 anni; e dei suoi quattro figli Pasquale, 37, Pietro, 36, Emilio, 32, e Giovanni, 19, sono entrate nella chiesa, dove ad attenderle c’erano una trentina di familiari stretti. La salma di Giuseppe, la più giovane delle vittime, è arrivata in una bara bianca ed è stata l’ultima ad entrare nella chiesa. Poco prima delle 5 è arrivata la moglie e madre delle vittime, Giovannina De Luca, insieme alla figlia, Massima, ed alla moglie di Emilio Fontana, Marina Cichello. Nel corso della cerimonia, più sobria rispetto alla tradizione proprio per le disposizioni del questore, il parroco non ha fatto l’omelia, dando conforto e consolazione ai familiari delle vittime che hanno seguito la funzione in un composto dolore. All’uscita dei feretri, i familiari hanno tributato loro un applauso. Le salme sono state quindi trasferite nel cimitero di Filandari per la tumulazione.

Strazianti le parole della signora Giovannina De Luca, moglie e madre delle vittime: «Belli miei, belli miei. Vi ho cresciuto come una rosa e vi hanno portato via». Mentre un cordone di carabinieri, poliziotti e finanzieri tiene a distanza giornalisti e fotografi, le urla della donna squarciano il silenzio irreale che grava sulla piazzatta della frazione Scaliti di Filandari ancora avvolta dal buio. La donna, insieme alla figlia Massima ed ai familiari, attende l’uscita delle bare e le tocca una ad una. La moglie di Emilio Fontana, Marina Cicchello, invece, esce e dopo un’imprecazione rivolta alle telecamere, si avvia verso l’auto che la dovrà accompagnare al cimitero. Poi si ferma ed assiste da poco più lontano all’uscita dei feretri, sorretta a stento dai parenti. Il primo feretro ad uscire è quello bianco di Giovanni, la più giovane delle cinque vittime, con i suoi 19 anni, coperto da corone di fiori dello stesso colore. La tensione e la rabbia accumulata in questi giorni si liberano in un applauso che rompe il silenzio.
Un applauso accompagnato da un «pagliacci» che Giovannina rivolge a Ercole Vangeli, reo confesso della strage ed agli altri tre arrestati. Poi la cantilena straziante di una donna che ha perso l’intera sua famiglia e che ripete: «Belli miei, belli miei». L’ultima bara che esce dalla chiesa è quella del capofamiglia, Domenico. Giovannina e la figlia si avvicinano e la baciano per l’ultima volta. I cinque carri funebri partono quindi alla volta del cimitero di Filandari, scortati dai mezzi di carabinieri e polizia.

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