X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

L’Eurispes ha presentato il «Rapporto Italia 2011» dal quale emerge che alla classe di rischio «basso» (valore IRU 20-40) appartengono prevalentemente le province del Nord-Ovest e Centro Italia (in entrambi i casi il 38,9% del totale), seguite da quelle del Nord-Est (22,2% del totale). Il 36,8% delle province a rischio usura classificato come «medio» (valore IRU-Indice Rischio Usura 40-60) fanno parte del delle regioni del Mezzogiorno; stessa percentuale di province nel Centro Italia, mentre le province del Nord-Ovest rappresentano il 26,3% del totale. Alla classe di rischio «molto basso» (valore IRU 0-20) appartengono esclusivamente province del Nord Italia, con una preponderanza assoluta del Nord-Est sul Nord-Ovest (rispettivamente 73,7% e 26,3% del totale).
Le regioni Campania e Calabria invece, sono quelle con il più alto Indice IRU medio provinciale (rispettivamente 89,5 e 81,3) e appartengono entrambe alla classe di rischio «molto alto» (IRU 80-100). Nella classe di rischio «alto» (IRU 60-80) tutte le regioni appartengono al Sud (con valori IRU medi provinciali compresi tra il 68,1 della Puglia e il 79,9 della Basilicata) e alle Isole (valore IRU medio provinciale pari al 61,2 in Sardegna e al 69,2 in Sicilia).
Al ridursi della classe di rischio usura aumenta la presenza di regioni del Nord Italia, in cui i valori medi provinciali rilevano: un rischio «basso» (IRU 20-40) in Piemonte (37,8), Valle d’Aosta (27,9), Friuli Venezia Giulia (24,7) e Veneto (20,5); un rischio «molto basso» (IRU 0-20) in Lombardia (19,9), Emilia Romagna (15,6) e Trentino Alto Adige (0,1).
La classifica rileva la presenza della totalità delle province della Calabria (ad eccezione di Catanzaro, IRU 76,8) nella classe di rischio «molto-alto», con valori Indice compresi tra 87,3 e 100 (rispettivamente Cosenza e Crotone). Sempre in questa classe troviamo le province di Caserta (IRU 90,8), Benevento (IRU 87,2), Avellino e Matera (IRU 82,9). Nella classe di rischio usura «alto» (IRU 60-80) si riscontra una percentuale significativa di province della Sicilia (9 su 25, 36% del totale, con valori Indice compresi tra 61,0 di Palermo e 79,9 di Enna); della Puglia (5 su 25, 20% del totale, con valori Indice compresi tra 60,1 di Bari e 73,3 di Foggia). All’estremo opposto della classifica, ovvero nella classe di rischio «molto basso» (IRU 0-20) si riscontra: la minore vulnerabilità in assoluto delle province di Trento(0) e Bolzano (0,2); la presenza di province appartenenti ad altre tre regioni, del Nord-Est (Veneto, Emilia Romagna) e del Nord-Ovest (Lombardia). In particolare, le province dell’Emilia Romagna rappresentano il 42% del totale, seguite dalle province della Lombardia e del Veneto (rispettivamente 26,3% e 21% del totale).
La ‘maglia nera’ del territorio provinciale più permeabile ai tentacoli della criminalità organizzata spetta alla provincia di Napoli, con un punteggio pari a 66,9. A seguire, secondo il «Rapporto Italia 2011» dell’Eurispes, sono la provincia di Caserta (57,4 punti), Foggia (53,4 punti), Catania (52,7 punti) e Vibo Valentia (48,5). Sempre ai primi dieci posti si collocano Crotone (38,3), Catanzaro (36,1), Bari (35,9), Trapani (35,6). In posizione intermedia per grado di permeabilità si trovano Siracusa (34,8), Palermo (34), Brindisi (33,5) e Messina (33,2).
Agli ultimi dieci posti, sulle 24 province considerate, Benevento (30,3), Salerno (30,1), Agrigento (27,9), Taranto (27,8), Ragusa (27,8), Avellino (27,3), Cosenza (26), Caltanissetta (25,8), Enna (24,5) e, infine, Lecce (22,4).
L’analisi ha preso in esame il rischio di penetrazione mafiosa cui sono esposti i 24 territori provinciali nelle 4 regioni maggiormente interessate (Campania, Puglia, CVCalabria e Sicilia). A tal fine è stato creato uno stimatore ad hoc, l’indice IPM (Indice di Penetrazione Mafiosa), in grado di offrire alcune interessanti indicazioni sui recenti sviluppi del fenomeno e le dimensioni che lo stesso sta assumendo. E’ stato predisposto un sistema di attribuzione dei punteggi sulla base di indici che scaturiscono dalla valutazione quantitativa dei reati commessi (su base 2009) ed assimilabili alle associazioni mafiose: attentati, stragi, ricettazione, rapine (in banca, negli uffici postali, a rappresentanti di preziosi, a trasportatori di valori bancari e postali, ad automezzi pesanti trasportanti merci), estorsioni, usura, sequestri di persona a scopo estorsivo, associazione a delinquere e di tipo mafioso, riciclaggio e impiego di denaro, contrabbando, stupefacenti (produzione e traffico, spaccio, associazione per produzione o traffico di stupefacenti, associazione per spaccio di stupefacenti) e prostituzione (sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, minorile e non).

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE