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Sono stati discussi ieri, davanti al tribunale del riesame di Catanzaro, i ricorsi presentati dalla difesa degli indagati destinatari di un provvedimento di sequestro di beni per un valore di sei milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta relativa al fallimento della società di calcio Us Catanzaro, dichiarata fallita il 15 giugno del 2007.
I legali dei 5 indagati hanno chiesto la restituzione di quanto finito all’attenzione dai militari della Guardia di finanza che all’inizio di aprile, in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del sostituto procuratore Alberto Cianfarini, titolare del caso, hanno apposto i sigilli a quote societarie, beni immobili e mobili registrati, disponibilità finanziarie.
La difesa di Massimo Poggi, in particolare, ha anche lamentato la mancanza nel fascicolo del pubblico ministero di documentazione sequestrata all’imprenditore e ritenuta fondamentale per sostenere la tesi accusatoria, ma sul punto Cianfarini non ha dato specifiche spiegazioni, insistendo in aula per il mantenimento del sequestro a carico degli indagati.
Il collegio presieduto dal giudice Pietro Scuteri si è riservato, e renderà nota la propria decisione tra domani e giovedì. Da un giorno all’altro, infine, si attendono le nuove determinazioni della Procura per i sei indagati coinvolti nell’inchiesta che, lo stesso giorno in cui sono stati eseguiti i sequestri, hanno ricevuto un avviso di conclusione delle indagini. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta patrimoniale ed indebita restituzione di conferimenti le accuse che, a varito titolo, vengono contestate agli indagati.
Si tratta dell’imprenditore Claudio Parente, attuale presidente della sesta commissione consiliare della Regione Calabria; l’imprenditore Massimo Poggi (nella foto); l’imprenditore Bernardo Colao; il commercialista Giuseppe Ierace; il consulente d’azienda Domenico Cavallaio; ed infine l’avvocato Gerardo Carvelli, l’unico per il quale non c’è stato ricorso al riesame.
Nell’impianto accusatorio riportato nell’avviso di conclusione delle indagini del Nucleo di polizia tributaria, partite da una verifica fiscale relativa agli anni 2006 e 2007, si parla di un’indebita percezione di circa 3,5 milioni di euro erogati dalla Lega Calcio e di circa 500.000 euro erogati dalla Provincia di Catanzaro. La truffa, sempre secondo l’accusa, sarebbe stata attuata con la presentazione di un bilancio florido e meritevole di finanziamenti pubblici, ma in realtà insussistente; l’acquisizione delle somme indebitamente percepite; il trasferimento illecito delle stesse ai soci.

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