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Gli esami si potevano comprare e qualcuno ne avrebbe acquistati addirittura 25 esami su 30 previsti nel corso di studi. E poi ci sono le tariffe che gli studenti «istigatori e beneficiari» coinvolti nell’inchiesta della Procura di Catanzaro che ruota attorno alla presunta compravendita di esami e di laurea, avrebbero versato: dai 300 ai 500 euro, per ogni esame falsificato. Sono i sostituti procuratori, Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, che hanno coordinato l’indagine svolta dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria a ricostruire ruoli e responsabilità nelle 162 pagine di avviso di conclusione delle indagini preliminari che, i carabinieri, stanno notificando alle 96 persone coinvolte nell’indagine. Dagli atti della Procura si capisce meglio il meccanismo di falsificazione degli atti universitari, e il ruolo che gli indagati avrebbero avuto nella gestione degli affari. Diversi gli episodi ricostruiti dagli inquirenti, alcuni dei quali, però, commessi a distanza di anni e già caduti in prescrizione. Da una parte gli studenti pronti a sborsare denaro su denaro per passare gli esami: c’è chi avrebbe versato un totale di 15 mila euro, chi ne avrebbe pagati 10 mila, e chi somme meno elevate.
La persone che avrebbe gestito l’affare sarebbe Francesco Marcello al quale viene contestato il reato di associazione finalizzato alla commissione di una serie illecita di falsificazioni che lo stesso avrebbe realizzato assieme agli altri funzionari della segreteria degli studenti: Giuseppe Albi, Rossana Magliocco e Nicola Paino. Tutti con un ruolo determinato e contestualizzato.

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