X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Migliaia di fedeli hanno partecipato alla tradizionale festa della Madonna di Polsi, nella locride, più nota come Madonna della Montagna. Negli anni scorsi, secondo quanto è emerso da alcune inchieste della Dda di Reggio Calabria, la festa della Madonna della Montagna è stata occasione anche per gli esponenti della ‘ndrangheta di ritrovarsi a Polsi per decidere strategie e ‘affari’ delle cosche.
Il vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, già l’anno scorso si era scagliato contro gli esponenti della ‘ndrangheta affinchè il santuario di Polsi fosse considerato un luogo di culto e non come ritrovo dei malavitosi.
Quest’anno la festa ha registrato una massiccia partecipazione popolare, con tanto di musiche e balli che, dopo la prima giornata della festa celebratasi ieri, sono andati avanti per tutta la notte. La messa conclusiva e la processione sono state presiedute da mons. Fiorini Morosini, con a fianco il rettore del Santuario di Polsi, don Pino Strangio. Alle celebrazioni hanno partecipato anche i vertici istituzionali della provincia di Reggio Calabria e numerosi sindaci della locride che indossavano la fascia tricolore. Molti i fedeli, così come accade ogni anno, che hanno percorso lunghi tratti a piedi per raggiungere il Santuario.

L’OMELIA DI MONSIGNOR MOROSINI
Il Vescovo di Locri, nell’omelia che ha pronunciato durante la messa per la Madonna di Polsi, ha affermato che «dopo tanto lavoro di purificazione questo Santuario viene ancora guardato ingiustamente come luogo dove si coniuga religiosità e criminalità». «Nel contesto – ha detto il Vescovo – di un cristianesimo malato in cui viviamo, abbiamo bisogno di riscoprire la fede autentica. Lo dico qui nel santuario di Polsi, che viene ancora guardato, e ingiustamente dopo tanto lavoro di purificazione, come il Santuario ove si pretende coniugare da parte di alcuni religiosità e criminalità, devozione e illegalità, dimenticando con troppa superficialità la devozione vera del popolo. Rilevo un’incomprensibile e assurda contraddizione in tante persone che amano discutere sul tema della conclamata commistione tra religiosità e ‘ndrangheta, soprattutto nella gestione della pietà popolare. Da una parte essi accusano e attaccano la Chiesa perchè non interviene a spezzare l’anello che lega le due realtà e dall’altra si elevano a paladini e difensori delle tradizioni tutte le volte che la Chiesa interviene per tentare di purificare le feste religiose da quelle incrostazioni mondane e consumistiche, all’interno delle quali spesso si allunga in forma apparentemente innocua la mano delle associazioni criminali locali».
«Forse – ha aggiunto – oggi qualcuno in questa mia omelia verificherà quante volte pronunzio la parola ‘ndrangheta o mafia e non si preoccuperà invece di evidenziare i passi avanti fatti qui a Polsi per dare a questa celebrazione del 2 settembre un volto sempre più religioso. Meraviglia come non si riesca a capire che è proprio a partire dalla purificazione delle feste che si procederà in maniera più rapida all’eliminazione della commistione perversa tra criminalità e religiosità».
Il Vescovo ha poi fatto riferimento alla presenza in forma ufficiale dei sindaci della Locride. «I nostri sindaci – ha detto – sono qui in veste ufficiale per esprimere la loro amarezza, la loro delusione, il loro sconforto dinanzi al perdurare dello stato di emarginazione e di abbandono in cui versa la Locride. Come Vescovo di questo territorio, preoccupato anche io del bene comune, che non può limitarsi solo a quelle della anime ma deve abbracciare tutto l’uomo, mi faccio interprete della voce di tutti i nostri sindaci per lanciare il nostro grido di aiuto a chi di dovere».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE