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Benefit e clientele alla base del crac delle Ferrovie della Calabria, che per salvarsi deve necessariamente tagliare i costi. E domani azienda e sindacati si riuniranno per decidere del futuro nonostante il congelamento della decisione del Cda di dismettere l’attività su gomma che produce ogni anno 15 milioni di euro di perdite. Il rilancio del piano industriale delle Fdc, ha spiegato nei giorni scorsi la Regione attraverso il consigliere delegato ai Trasporti Fausto Orsomarso, non può non ripartire dalle risorse che la Regione, con il contratto di servizio, mette sul tavolo. Si tratta di 46 milioni di euro l’anno e non un solo euro in più può essere aggiunto. Il management e i sindacati dei lavoratori in questi anni hanno dilatato la spesa senza preoccuparsi delle conseguenze.
E ora togliere ai poveri per pagare i cospicui stipendi, rispetto al settore privato, dei dipendenti delle Fdc non è più possibile. La Regione detta nuove regole o in alternativa porterà i libri contabili in tribunale. Le passività sfiorano i 100 milioni di euro.
Questi i numeri: Dei 100 milioni di euro, 10,5 milioni riguardano i contributi previdenziali non versati all’Inps per i quali si è chiesto un piano di rientro che deve essere rispettato alle scadenze. Poi ci sono 27,8 milioni del Tfr; 8,2 milioni di debiti tributari e 2,1 milioni per l’acquisto di carburante; 2,6 milioni per mutui stipulati per l’acquisto di autobus per pagare il Tfr e l’esodo 2009 del personale. L’azienda inoltre, affonda per gli alti costi: 58 milioni a fronte di ricavi per 46 milioni, di cui solo 4,5 per la vendita dei biglietti. Una situazione disastrosa che chiama in causa chi in questi anni ha gestito l’azienda con assunzioni fuori controllo che ora incidono in modo determinante sul bilancio (44,2 milioni).
Nel 2001 con la firma del contratto di secondo livello confermato nel 2007, ha fatto lievitare tra il 20% e il 35%, il costo medio del personale. Oggi l’azienda riconosce 6,9 milioni di euro in più tra indennità di presenza e buoni pasto. Istituti contrattuali che anziché essere riconosciuti a chi ne aveva il diritto, sono stati spalmati su tutti i dipendenti. Oggi in Fdc la retribuzione media dei 520 addetti al trasporto su gomma è di 44.000 euro a fronte dei 33.000 dei privati. In organico ci sono diverse decine di addetti alla manutenzione, mentre l’azienda ha deciso di cedere all’esterno il servizio per 9 milioni di euro.

LE CONTRADDIZIONI DELLE FDC
Uffici pieni e pochi autisti e il paradosso del costo del personale aumentato alla vigilia delle ultime elezioni regionali. Alle Fdc negli ultimi anni c’è stato un rinnovo del parco mezzi, ma il servizio è rimasto inefficiente con un parco autobus non sempre di ultima generazione con tutti i comfort per gli utenti. Se da una parte il trasporto su ferro produce un utile di circa 2 milioni di euro l’anno, quello su gomma è un buco nero. Dai dati di bilancio pesa molto il personale che nel 2009 è risultato essere di 927 unità, mentre oggi si parla di 1000 dipendenti.
Nel 2009, alla vigilia delle elezioni regionali, sono stati espletati alcuni concorsi per assumere altri autisti. Una necessità – secondo l’azienda – per mancanza di personale idoneo. In sostanza gli uffici delle Fdc sono pieni di addetti, molti sono ex autisti che oggi non sono nelle condizioni di salute per salire su un autobus e così sono finiti dietro le scrivanie e, in organico nel settore su gomma ci sono 34 addetti alla clientela che costano 1.3 milioni di euro. Poi ci sono 31 addetti di esercizio con un costo di 1.5 milioni; 11 addetti alla mobilità che costano 468 mila euro; 10 coordinatori di ufficio che costano 437 mila euro e poi 8 specialisti amministrativi per 300 mila euro, 3 operatori alla manutenzione per 95 mila euro; 6 operai qualificati per 287 mila euro; 3 collaboratori di ufficio per 119 mila euro. In totale 491 persone, di cui solo 347 autisti, che costano 21.5 milioni di euro.
Passando al settore ferrovia in organico ci sono 387 dipendenti, di cui 45 macchinisti, il costo medio è di 42 mila euro. La sola funicolare di Catanzaro costa circa 700 mila euro di stipendi e la gestione del magazzino con 15 unità grava per 584 mila euro. Agli uffici della ferrovia sono destinate 35 persone con un costo medio di 49 mila euro, con un coordinatore (58 mila euro); 2 collaboratori di ufficio (85 mila euro); 4 Unità per l’organizzazione tecnica (209 mila euro); 5 responsabili di unità tecnica (348 mila euro) e 11 specialisti tecnico- amministrativi che costano 494 mila euro. Insomma un’azienda appesantita da debiti e personale che non sta più sul mercato.
Su questi motivi si basa la decisione del presidente, espressione del ministero dei Trasporti che è azionista di Fdc: eliminare il contratto integrativo che vuol dire un risparmio di 6,8 milioni di euro per portare la retribuzione ai livelli del settore privato (poco più di 30 mila euro) con stipendi ridotti del 30% e nonostante questo per stare sul mercato si è quantizzato un esubero di 205 persone per le quali potrebbe scattare la cassa integrazione.

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