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Sono quattro i soggetti di maggiore rilievo tra i dodici presunti affiliati al clan Lo Giudice di Reggio Calabria, rinviati a giudizio dal Gup Daniela Oliva: Luciano Lo Giudice (a destra), considerato l’anima imprenditoriale della cosca del rione Santa Caterina e già condannato in primo grado a sei anni di reclusione per usura ed estorsione è il fratello del collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, ex capocosca oggi passato dalla parte degli inquirenti. Con lui finiscono a giudizio anche l’esperto d’armi Antonio Cortese, arrestato dalla Polizia al confine, essendo ritenuto il responsabile degli attentati subiti, nel corso dell’anno 2010, dalla magistratura reggina: dalla bomba alla Procura Generale del 3 gennaio, passando per la distruzione del portone dell’abitazione del Procuratore generale Salvatore Di Landro, fino al ritrovamento di un bazooka a poche centinaia di metri dal Cedir, sede della Procura della Repubblica, considerato un “regalo” per il procuratore Giuseppe Pignatone.
Gli altri due elementi di particolare rilievo sono il capitano dei Carabinieri, Saverio Spadaro Tracuzzi (a sinistra), e l’imprenditore Antonino Spanò, considerati dall’accusa i trait d’union tra il clan Lo Giudice e la zona grigia delle istituzioni: il primo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di corruzione, è l’ufficiale che avrebbe intrattenuto rapporti troppo confidenziali con Luciano Lo Giudice, il secondo, invece, sarebbe un prestanome di lusso della cosca. All’interno della sua rimessa navale “Nautica Spanò” (secondo gli inquirenti gestita da Lo Giudice stesso) hanno ormeggiato per lungo tempo le barche di magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine.
Gli altri otto imputati rinviati a giudizio al cospetto del Tribunale Penale di Reggio Calabria sono Giuseppe Reliquato, Bruno Stilo, Fortunato Pennestrì, Salvatore Pennestrì, Giuseppe Lo Giudice, Giuseppe Cricrì (il titolare “fittizio” dell’Ambrosiana Motori di Milano, attività riconducibile per gli investigatori sempre a Luciano Lo Giudice ), Enrico Rocco Arillotta, Antonino Arillotta. A poco sono valse, dunque, le arringhe difensive degli avvocati: il Gup Oliva, dopo una camera di consiglio di qualche ora, ha accolto in pieno le richieste del sostituto procuratore della Dda Beatrice Ronchi, che da anni indaga sugli affari della cosca Lo Giudice e sugli appoggi, anche istituzionali, di cui essa avrebbe beneficiato. Per i soggetti rinviati a giudizio il processo inizierà il 19 gennaio del 2012.

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