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Il pubblico ministero del processo ai presunti affiliati al clan Pesce di Rosarno, Alessandra Cerreti, è stata attaccata ieri in aula da uno degli imputati, Giuseppe Ferraro, zio della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore.
Ferraro, detenuto al 41 bis e collegato in videoconferenza, ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee ed ha accusato la pm di avere manipolato le intercettazioni agli atti dell’inchiesta per farli arrestare. Quindi le ha chiesto perchè fa acquisire le lettere scritte a Giuseppina Pesce dal marito Rocco Palaia e non le sue, aggiungendo che così facendo «minaccia» la collaboratrice. Affermazioni alle quali ha subito reagito il presidente del Tribunale di Palmi che ha tolto la parola a Ferraro, dicendo che «proprio le sue frasi potrebbero essere lette come una minaccia a sua nipote».
Quindi il pm ha chiesto la trasmissione delle dichiarazioni alla Procura di Palmi che dovrà accertare se sussistono gli estremi di reato. La richiesta è stata accolta dal Tribunale provocando la reazione del fratello di Giuseppina Pesce, Francesco, detenuto in aula, che ha gridato «così strumentalizzi anche le nostre dichiarazioni spontanee».
Al termine dell’udienza, dedicata alle ultime testimonianze dei militari del Gico della guardia di finanza di Catanzaro che hanno condotto le indagini, il pm Cerreti ha quindi chiesto l’acquisizione di altre due lettere di Rocco Palaia alla moglie collaboratrice, trovate lunedì scorso nel corso di perquisizioni a casa del suocero e dei cognati della pentita, Gaetano Palaia, di 65 anni, e dei figli Gianluca e Giovanni, di 36 e 29 anni, indagati per avere indotto, nei mesi scorsi, Giuseppina a ritrattare.
Nella prima missiva, scritta nell’ottobre dello scorso anno, dopo avere saputo della collaborazione della moglie, Rocco Palaia dice al fratello di informarsi e di intervenire se qualcuno a Rosarno «apre bocca». La seconda, dell’agosto scorso, dopo la ripresa della collaborazione di Giuseppina Pesce, è indirizzata alla figlia di 11 anni. Palaia la invita a recarsi dalla mamma e a dirle: «se ci vuoi bene smetti di parlare, fallo per noi». L’uomo si raccomanda anche con la figlia di non dire che a suggerire quelle parole era stato lui.
La bambina, insieme alla sorella ed al fratello, hanno vissuto in casa degli zii sino ad alcune settimane fa.

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