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ROSARNO (RC) – E’ scattata all’alba l’operazione Califfo 2, il Ros e il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Pesce, attiva nel territorio di Rosarno (RC) e zone limitrofe. I sette sono ritenuti responsabili a vario titolo di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori con l’aggravante mafiosa. L’ordinanza è stata emessa dall’Ufficio gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli uomini sarebbero stati identificati grazie alle videocamere a suo tempo installate nel suo covo da Francesco Pesce detto “Ciccio testuni” per prevenire l’arrivo delle forze dell’ordine, i video girati, però, hanno permesso agli inquirenti di riconoscere coloro i quali andavano a trovare il boss e quindi di poterli arrestare. Le ordinanze cautelari eseguite dai carabinieri di Reggio Calabria sono il seguito del provvedimento di fermo di indiziato di delitto già emesso il 9 febbraio dalla Procura della Repubblica – Dda di Reggio Calabria (‘Operazione Califfò). Le fonti di prova a carico degli indagati derivano dall’analisi incrociata delle intercettazioni telefoniche e dell’ingente documentazione contabile sequestrata a seguito di perquisizioni. Le indagini hanno permesso di accertare l’intestazione fittizia di due imprese penalmente rilevanti (ai sensi degli articoli 12 quinquies L. 356/1992 e 7 L. n. 203/1991) poichè finalizzati all’elusione delle misure di prevenzione patrimoniali. Saranno, inoltre, sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 1.500.000 euro. Sono basate anche sulle dichiarazioni rese dalla testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, suicidatasi nell’agosto del 2011 ingerendo acido muriatico, le indagini dei carabinieri che hanno portato all’ arresto di sette presunti affiliati alla cosca Pesce della ‘ndrangheta sull’intestazione a prestanome di beni provento di attività illecite.   In merito al suicidio di Maria Concetta Cacciola, il 9 febbraio scorso, furono arrestati tre familiari della testimone di giustizia con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia. Secondo gli inquirenti, Maria Concetta Cacciola fu sottoposta a vessazioni e violenze al fine di farle ritrattare le dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria.   Nell’ambito dell’inchiesta sfociata negli arresti di stamattina sono stati sequestrati beni per un valore di oltre un milione e mezzo di euro. Le indagini hanno consentito di accertare, in particolare, l’intestazione fittizia di due imprese al fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniali. 

I particolari saranno resi noti in conferenza stampa alle 11.00 al comando Provinciale dell’Arma dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza.

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