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L’idea è quella di trasformare alcuni classici italiani in standard, alla maniera e con l’eleganza del jazz. Quattro musicisti talentuosi, provenienti da studi di conservatorio e poi da svariate esperienze nella musica leggera, si sono messi insieme, difendendo questo spazio comune dai rispettivi altri impegni. Ne è nato “Volume 1”, pubblicato qualche mese fa da Ultra Sound Record. Loro si fanno chiamare Quartetto Z. “Z” come “zigzag”, perché i quattro, di stanza in Emilia, fanno lo slalom tra i generi (pop e jazz, soprattutto) e tra Nord e Sud. A guidarli c’è Pasquale M. Morgante, pianista e arrangiatore reggino di vaglia, a Bologna da diversi anni. Insieme a lui Alessandro Carreri (contrabbasso), anch’egli calabrese, di Pizzo, ma piacentino d’elezione, mentre gli altri due, Stefano Melloni (sax) e Stefano Peretto (batteria) in Emilia ci sono nati, a Ferrara. Accompagnamenti e arrangiamenti sempre all’altezza, mai un virtuosismo che non sia anche funzionale, mai una sbavatura, sia che si vada sul velluto di “Una carezza in un pugno”, sia che si scelga un registro più ironico, come in “Cogli la prima mela”. Nel divertito e elegante gioco degli Z, pezzi restituiti in versione strumentale si alternano a classici cantati da ospiti sempre diversi: Andea Mirò si cimenta nella non facile interpretazione della deandreiana “Amore che vieni , amore che vai”; alla cantante dei Matia Bazar Silvia Mezzanotte è lasciato l’onore dell’apertura con il pezzo-guida, “L’angelo e la pazienza” di Ivano Fossati. Diventano standard “Domenica bestiale”, che acquista più charme, “Spaccacuore” di Samuele Bersani nella versione di Mircomenna, “Gli uccelli” di Battiato, già predisposta al passaggio da canzone a classico, “Il vecchio e il bambino” affidata alla voce di Claudio Lolli. Qui, nel recupero gucciniano, i quattro calabro-emiliani scelgono un doppio registro che ingegnosamente sottolinea la distanza di anagrafe e di istintualità tra i due protagonisti, inserendo variazioni di free jazz quando l’enfasi si sposta sul bambino. Da veri maestri, Morgante & co.  tendono elusivamente a sottrarre anziché ad aggiungere, suggerendo e depistando, in reinterpretazioni che risultano, infine, fondamentalmente rispettose degli originali.

Assai apprezzabile Franz Campi (più di Gianni Togni) in un vecchio pezzo di Eugenio Finardi, “Extraterrestre”, mentre la vocalist di Lucio Dalla Iskra Menarini fa proprio “Amore disperato”, tratto da “Tosca amore disperato” dello stesso Dalla, musical del cui cast la Menarini faceva parte. Il pezzo, inciso e pubblicato ben prima, diventa oggi un originalissimo omaggio al cantautore bolognese da poco scomparso. A completare la scaletta due composizioni originali, “Vitamina in C” e “Damasco”.

 

 

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