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SONO parole che suonano come sberle quelle che l’arcivescovo di Cosenza, Salvatore Nunnari, ha scelto per rivolgersi agli uomini di ‘ndrangheta. Lunedì, nel celebrare una messa per i trent’anni dal delitto Dalla Chiesa, il presule ha annunciato di aver scritto una riflessione pastorale che verrà distribuita l’8 settembre, nella quale si sottolinea, tra l’altro, come la «devastante presenza» dell’organizzazione criminale che «alla terra calabrese fa pagare un altissimo prezzo a livello sociale, economico e religioso». 

DALLE BACCHETTATE AL MEA CULPA – “Mi appello a voi, uomini di mafia” è il titolo in copertina. E il testo parte con una lunga sequenza di richiami agli esponenti delle ‘ndrine, definiti «minoranza» e poi bacchettati per la «presunzione» nell’appellarsi a tradizioni religiose, per la «controtestimonianza allo spirito e alla norma etica della parola di Dio» che affiora dalle loro esistenze «fatte di violenza e soprusi». Con un mea culpa, per «una Chiesa che purtroppo, soprattutto nel passato, non sempre è riuscita a discernere i vostri atteggiamenti a tal punto da cadere in questo imbroglio» rappresentato dall’«inserimento subdolo nelle pratiche della pietà popolare».

Sono passaggi che non lasciano spazio ad ambiguità, quando affermano che nei suoi anni di ministero pastorale «le lacrime di tanti genitori e sposi» hanno reso «arduo» considerare i mafiosi «ancora capaci di accogliere l’appello che nasce dal cuore di un padre». «Tuttavia – aggiunge monsignor Nunnari – sono un uomo di speranza che nutre fiducia nell’immensa misericordia di Dio, mai stanco di amore e di incrociare, magari attendendo, l’essere umano nelle sue vie toruose della sua esistenza».

LA POLEMICA DI CONGIUSTA – Il messaggio al quale il presule stava lavorando da tempo, è arrivato proprio nel giorno in cui Mario Congiusta, con una lettera pubblicata sul Quotidiano contestava le parole di disponibilità al perdono per i mafiosi pronunciate a Polsi nei giorni scorsi dal vescovo di Locri, Giuseppe Fiorini Morosini: «Il vescovo Morosini – ha scritto il padre di Gianluca, barbaramente ucciso dalle cosche nel 2005 – si arroga il diritto in nome di Gesù Cristo, di perdonare chiunque e chi che sia, essendogli sufficiente una conversione del cuore, non si capisce bene se tale garanzia sia scritta o data verbalmente attraverso il confessionale». 

Il passaggio contestato, fa parte dell’omelia pronunciata nel santuario al quale i boss hanno mostrato più volte il loro attaccamento. «La Chiesa – ha affermato Morosini – predica il perdono di tutti e lo fa in nome di Gesù Cristo, la Chiesa annuncia il perdono anche per i mafiosi, non ci faremo intimorire dalla stampa che aspetta da noi sacerdoti parole di disprezzo, noi queste parole non le diremo mai, ma chiameremo a conversione tutti». E ancora: «È certo che la Chiesa non concede il perdono con tre Ave Maria a buon mercato, e continuerà a predicare sempre ai peccatori di cambiare vita e, solo quando si avrà la garanzia della conversione del cuore, la Chiesa alzerà la mano e concederà il perdono, anche se gli uomini sanno che poi dovranno saldare il conto con la giustizia terrena». Ora, da Cosenza, arriva il testo della riflessione di Nunnari. 

 

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