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I dati del rapporto di prova del 4 ottobre del 2012 sul camino E2 dell’impianto della Sider Potenza parlano chiaro: su tre diversi campionamenti di un’ora ciascuno sono stati registrati tre sforamenti della soglia di monossido di carbonio immesso nell’atmosfera con un valore medio superiore del 49% a quello prescritto nell’autorizzazione dell’impianto. Da allora i tecnici dell’Arpab non sono più tornati sul posto, ma se la cosa dovesse ripetersi le leggi parlano chiaro: al terzo sgarro l’impianto si spegne. 

C’è un nuovo fantasma che si aggira sui tetti del capoluogo anche se stavolta (dopo gli allarmi radioattivi e quelli sul colore delle nuvole di vapore emesse dallo stabilimento) si tratta di qualcosa di molto più concreto se a documentarlo sono i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente nell’ambito della campagna di monitoraggio dell’aria intrapresa a settembre d’accordo col comune su sollecitazione di residenti e associazioni ambientaliste. Il monossido di carbonio è un gas velenoso particolarmente insidioso in quanto inodore, incolore e insapore. Per questo è conosciuto anche come il killer delle stufette sebbene abbia fatto la sua parte anche nelle camere a gas dei campi di concentramento nazisti. L’intossicazione conduce ad uno stato di incoscienza e alla morte per asfissia, mentre in dosi minori può causare cefalea, mialgia, vertigini o sofferenze neuro-psicologiche, fino a un vero e proprio stato confusionale. A Potenza, ad ogni modo, rischi seri per la salute per il momento non sarebbero documentati. I dati dei rilievi dell’Arpab sono visibili a tutti sul sito dell’Agenzia (https://www.arpab.it/aria/public/rapportoDiProva166_2012.pdf) che ne ha già dato comunicazione in Regione dove gli uffici competenti devono valutare il da farsi nei confronti dell’azienda che è tenuta a rientrare nella norma in un modo o nell’altro pena la revoca dell’autorizzazione ambientale e la chiusura dell’impianto. 

E’ dal lontano 1998 che diverse associazioni chiedevano la delocalizzazione del sito industriale o per lo meno un costante monitoraggio da parte di tutti i soggetti coinvolti: Asi (all’epoca proprietaria di una parte dei terreni), Regione Basilicata e Provincia. Note dell’epoca riferiscono addirittura della presentazione di dati risalenti al 1996 frutto di uno studio dell’Università della Basilicata e commissionato dalla Provincia di Potenza che parlano chiaramente di uno stato di degrado e dell’illegalità diffusa di scarichi abusivi. Intanto la proprietà dell’industria è passata nei primi anni 2000 dalla società Lucchini a Pittini- Ferriere Nord. Con la campagna di monitoraggi avviata dall’Arpab è perciò arrivata soltanto la conferma ai peggiori sospetti che vi fosse qualcosa che non andava. Ora resta solo da capire se sia qualcosa a cui si può rimediare o meno.
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