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REGGIO CALABRIA – «Alla luce di quanto è emerso dalla relazione conclusiva della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, approvata ieri, si può affermare che il capitano De Grazia è stato avvelenato e quindi è stato ucciso». Lo ha detto, in un dibattito a Reggio Calabria organizzato da Legambiente, l’ex pm della Procura circondariale reggina, Francesco Neri, titolare dell’inchiesta sulle navi dei veleni che sarebbero state affondate nel Mediterraneo con carichi di rifiuti tossici e radioattivi.

Natale De Grazia morì nel 1994, mentre era in servizio nella Capitaneria di porto di Reggio Calabria, iniziò a collaborare con il pool investigativo della Procura reggina, di cui faceva parte anche Francesco Neri, che indagava sul traffico dei rifiuti tossici e radioattivi. Il 13 dicembre del 1995 l’ufficiale morì improvvisamente a Nocera Inferiore (Salerno), dopo aver consumato un pasto in una stazione di servizio sull’autostrada A3, mentre si stava recando da Reggio Calabria a La Spezia per compiere una serie di accertamenti nell’ambito delle indagini sui rifiuti. 
 «Le circostanze relative alla morte del capitano De Grazia – ha aggiunto Francesco Neri, oggi consigliere della Corte d’appello di Roma – le avevo già segnalate all’allora Presidente della Repubblica, Ciampi, con una relazione in cui, oltre a chiedere l’assegnazione all’ufficiale di una medaglia d’oro al valore militare, affermavo che nella malaugurata ipotesi in cui il capitano di corvetta Natale De Grazia fosse stato ucciso, chi aveva commesso l’omicidio aveva compiuto un’operazione chirurgica per bloccare le indagini, che poi effettivamente registrarono uno stallo essendo De Grazia un insostituibile esperto in questo tipo di indagini». «Mi auguro che alla luce dei nuovi elementi emersi dall’indagine parlamentare – ha concluso Neri – la Procura di Nocera Inferiore disponga la riapertura dell’inchiesta sulla morte dell’ufficiale, così come invocato dalla famiglia».
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