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REGGIO CALABRIA – C’era una holding criminale in cui si erano consorziate alcune fra le più agguerrite cosche di ‘ndrangheta per gestire il traffico di droga. Un’operazione dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro è stata realizzata nel reggino comportando l’arresto di 43 persone accusate a vario titolo di aver fatto parte di un traffico internazionale di droga con la Spagna e la Colombia. Tra gli arrestati figurano presunti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta di San Luca, Locri, Siderno e Gioiosa Ionica ed esponenti di famiglie ramificate in Lombardia e Piemonte. L’ordinanza di arresto è stata firmata dal gip di Reggio Calabria Antonino Laganà a conclusione di una vasta operazione contro un traffico internazionale di stupefacenti. L’operazione, denominata «Cicala», è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda reggina Nicola Gratteri che è stato coadiuvato dapprima dal sostituto procuratore Luisa Miranda e negli ultimi mesi dal sostituto Paolo Sirleo, proveniente dalla Procura 

L’ASSE COLOMBIA-SPAGNA-LOMBARDIA – Tra i promotori figura il noto narcotrafficante Bruno Pizzata, già detenuto per altra causa. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 286 kg di hascisc e 60 di cocaina. Le cosche della ‘ndrangheta del reggino, del lametino e quelle operanti in nord Italia, soprattutto in Lombardia, si rifornivano di sostanza stupefacente da un broker italiano che operava in Spagna ed era in contatto con varie organizzazioni criminali italiane. Il broker, che operava da Barcellona, secondo gli investigatori si riforniva di cocaina, presumibilmente in Colombia e poi provvedeva ad organizzare il trasporto verso il mercato italiano dove le cosche trattavano singolarmente l’acquisto delle partite senza essere in contatto tra loro. Tre arresti sono stati eseguiti in Spagna.

IL DOMINUS DELL’ORGANIZZAZIONE – Dalle indagini sono emerse numerose figure di primo piano della criminalità organizzata, sia calabrese che quella trapiantata da anni nell’hinterland milanese. Dominus dell’ organizzazione, secondo l’accusa, era Pasquale Cicala, di 56 anni, ritenuto un esponente di spicco nel nord Italia della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno. Grazie alla conoscenza diretta con alcuni narcotrafficanti e alle ingenti somme di denaro a disposizione dalle cosche, Cicala procacciava ingenti quantitativi di cocaina e hascisc destinati ad alimentare sia il mercato del nord che le forniture dirette in Calabria.   

I contatti con le ‘ndrine calabresi avvenivano grazie agli stretti rapporti che Cicala aveva con Domenico Scali (32), ritenuto appartenente alla cosca D’Agostino di Siderno, e con Giorgio Jerinò (50) affiliato all’omonima cosca di Gioiosa Jonica.   La cocaina veniva reperita tramite il «broker» Gugliemo Di Giovine (48), genero di Cicala, da tempo residente a Barcellona, ritenuto appartenente alla potente cosca «Serraino-Di Giovine» di Reggio Calabria. Uno dei principali emissari di Cicala era Sergio Carretta, arrestato nel marzo 2011 nell’ambito dell’indagine «Imelda» della Dda reggina, grande amico del rosarnese Rocco Ascone, pure arrestato in «Imelda» e, successivamente raggiunto da ordinanza di custodia cautelare nell’operazione «Crimine» perchè ritenuto capo del locale di ‘ndrangheta di Bollate (Milano). 

Per conto dell’organizzazione guidata da Cicala e dietro autorizzazione della ‘ndrina di appartenenza, Carretta si è recato più volte all’estero per incontrare personalmente i fornitori e discutere con loro le condizioni «contrattuali». Lo stupefacente veniva poi trasportato in Italia prevalentemente con l’utilizzo di autotreni, ritenuti dai capi dell’organizzazione i mezzi più sicuri. In questo contesto, un ruolo fondamentale, secondo l’accusa, è stato svolto da Rocco Zagari (51) residente a Milano, ritenuto affiliato alla cosca Pesce-Bellocco, perchè titolare di una ditta di autotrasporti.   Nel corso delle indagini, durate due anni, sono stati eseguiti diversi sequestri di droga per un totale di 41 chilogrammi di cocaina e 286 di hascisc.

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