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CATANZARO – Un grave scompenso emodinamico dovuto ad una “stenosi aortica serrata” che viene scambiato per una “bronchite cronica ostruttiva riacutizzata”. Una diagnosi completamente errata. Poi quando la patologia era chiara per il paziente era troppo tardi. Sono stati necessari 7 anni. Un lasso di tempo trascorso in aule di tribunale tra documenti, carte bollate e cartelle cliniche, consulenze, perizie mediche. Ma alla fine il risarcimento è arrivato. Con la sentenza numero 201 del 2013, il giudice Wanda Romanò ha accolto la domanda di risarcimento danni avanzata dalla moglie e dal figlio di B.M., (attraverso gli avvocati Jole Le Pera e Piero Mancuso) nei confronti dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio che è stata condannata al pagamento di oltre un milione di euro – nello specifico 1.107.697 euro – oltre al pagamento delle spese di giudizio liquidate in 348,00 euro e 15.000 per competenze professionali. B.M., era morto il 21 febbraio del 1998, presso l’Unità di Medicina e Chirurgia dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio”. Un grave scompenso emodinamico dovuto ad una stenosi aortica serrata era la risultanza di un lungo calvario iniziato nell’ottobre del 1995, con il ricovero presso il reparto di Medicina del presidio sanitario cittadino con la diagnosi di “bronchite cronica ostruttiva riacutizzata”. 

Giorni e giorni trascorsi in una stanza di ospedale, ben undici ricoveri, in tre anni, non solo al Pugliese ma anche presso il policlinico Mater Domini e presso la clinica Villa Sant’Anna dove i sanitari spiegarono, così come venne ricostruita l’itera vicenda che il paziente non fu adeguatamente curato per la reale patologia cardiaca da cui era affetto e che era stata diagnosticata per la prima volta solo nel gennaio del 1998, ovvero un mese prima del decesso. Considerazioni che hanno trovato pieno riscontro nella consulenza tecnica d’ufficio medica, dove, dopo un documentato excursus dei ricoveri subiti dal cinquantaseienne e delle rispettive diagnosi, il consulente accertò che “Sulla base di tutti i dati disponibili deve ritenersi che il signor B.M. era affetto da edema polmonare da insufficienza cardiaca acuta in soggetto portatore di una stenosi serrata dell’ostio aortico con prevalente ipertrofia del ventricolo sinistro, tromboembolia della coronaria discendente con focolai ischemici recenti, esiti di pregresso infarto, stasi cronica e fibrosi polmonare, bronchite cronica riacutizzata con focolai di broncopolmonite, trombosi terminale del ventricolo destro”. Una patologia grave, che non sarebbe stata capita dai medici che ebbero in cura l’uomo.
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