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«Un’accoglienza senza accompagnamento, non è vera accoglienza». È quanto ha detto il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Luigi Antonio Cantafora, sulla decisione del ministero che ha allontanato gli immigrati che rientrano nel programma di emergenza africana.   

«Quando si accoglie – ha aggiunto – serve non solo offrire risposte adeguate per il presente, ma rendere capaci gli altri di aprire e progettare il proprio futuro. Un immigrato deve avere la possibilità o di entrare nel territorio, attraverso una mediazione e un varco culturali oppure di vedere aperta la possibilità di inserirsi nelle reti dei propri connazionali. Molti di questi immigrati non avevano come destinazione Lamezia Terme, eppure sono rimasti qui. Per questo motivo è importante non solo essere a conoscenza delle povertà, ma soprattutto essere capaci di discernere le risorse che abbiamo a disposizione e le vie che possiamo rendere percorribili».   

«Tutto questo – ha proseguito monsignor Cantafora – è possibile solo se in una Chiesa locale si fa strada una pastorale di comunione dove le risorse e i mezzi di una realtà sono risorse e mezzi di tutti, in vista dello stesso bene comune. La situazione attuale ci chiede coraggiosamente di saper pensare la nostra azione pastorale in termini di sinergia e di rete. Ciò risponde a una visione tipicamente cattolica della realtà, ma offre la possibilità di una risposta capace, adeguata e incisiva. Occorre, da parte di tutti, questa consapevolezza che la nostra esistenza, il nostro servizio, la nostra vita, il nostro impegno sono in rapporto con i bisogni degli altri: con quello che possiamo fare, con quello che possiamo offrire, con quello che possiamo testimoniare».

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