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Oggi come ai tempi di tangentopoli? 
di NICOLA SAVINO
POTENZA – Chi ha vissuto il ‘92 – ‘94 e coglie le affinità con l’oggi è profondamente preoccupato per la tenuta del sistema; non condivide i sentimenti  blandi e nient’affatto allarmati – tipo appelli all’ unità e alla concordia – e spera in reazioni meno pigre e meno distratte. 
Perciò  chiede, se possibile con maggiore forza di quanta non ne esprima l’opinione pubblica, la radicale ristrutturazione della partecipazione attraverso lo strumento partito.  
Rispetto a evidenti  segnali di sottovalutazione – tipica di chi vive nel fenomeno e non può percepirne le conseguenze – giova quanto scrive Martelli su “Il crollo” del Psi, edizioni  Marsilio : “Un partito politico è cosa molto più complicata (di un sindacato);        se poi è travolto da una bufera giudiziaria straordinaria ed è aggredito pubblicamente sul piano morale, se non trova in se stesso una forza morale altrettanto straordinaria,  è perduto”. Rispetto a Tangentopoli, oggi la bufera giudiziaria non è diretta.  
Ma chi definisce il Pd “senza elle” non sembra adottare il garbo e la correttezza di distinguerlo da quella che ora  interessa il mondo  berlusconiano. L’onda qualunquista  processa la politica tout court e non vuol  cogliere la distanza siderale di essa da quanto accade a Milano e Napoli: non vuol distinguere il reato da ciò ch’è divenuto  costume negativo di tutti: il berlusconismo . 
Se l’approccio non è razionale, ma ribellistico – emotivo, le distinzioni cadono e tutto diventa “classe”  e “casta”: perciò, se si vuol salvare il sistema, non resta che uscire nettamente da queste categorizzazioni. Anche allora ci si illuse che le acque si fossero chetate con il governo Ciampi! Dunque, leggiamo ancora Martelli:   “Gli uomini e le donne della seconda Repubblica hanno risolto il problema  infischiandosene dell’abrogazione referendaria del finanziamento pubblico che hanno sostituito con rimborsi astronomici a spese dei contribuenti, moltiplicato società private al posto di quelle pubbliche, restaurato nepotismi e clientelismi sfrenati, rubando anche ai loro partiti e non più per i partiti, privatizzando la politica e persino la morale”. Scritte prima del novembre 2012, son parole non da poco, perché  già  coinvolgono gli uni e gli altri. Ora è diverso da Tangentopoli?  
Certo, non ci sono le migliaia di avvisi di garanzia, ma 160 eletti che possono paralizzare il Parlamento. In più, rabbia e delusione  per quel che la seconda Repubblica non ha fatto e  avversione al sistema ; persino il neo – grillismo   prossimo, minacciato per radio  dai Pdl incazzati per i processi al Berlusca… il perseguitato . 
E c’è Internet che organizza e pilota moltitudini  d’ignoti. obbedienti: per i quali hanno votato anche taluni  che magari già tentarono di cambiare con Renzi, come è apparso “dopo”, fra gli stessi nostri conoscenti!  
E che, ora anche dall’interno, si sentono ancor più “autenticati” dai distinguo del sindaco fiorentino su materia molto delicata e cruciale: non certo da propaganda! Un pò come allora molti  di noi socialisti, per i distinguo di Martelli da Craxi , quando a Genova  proclamò in buona fede di voler  “ridare l’onore ai socialisti”. Vennero di botto , improvvisi, i girotondi  del “chi non salta socialista è” ,quel populismo giustizialista che oggi , con il grillismo, si rafforza di  argomenti  e strumenti  senz’altro più “solidi”. 
E   cui – allora antiPsi – parteciparono non pochi  Pci. Dinnanzi a tutto questo, i socialisti che concorsero alle degenerazioni  insorte nel  loro partito e che perciò  addebitarono  il crac alle  colpe altrui, nell’oggi, potrebbero  intravedere la “nemesi” : almeno in  quei personaggi  che, allora, chiedevano “Craxi in galera” ,picchiando gioiosi sul tamburo a tracolla: come  Gianburrasca!
Tremano, invece,  di tale analogia e con “fottuta” paura, altri socialisti. Quelli che, avendo assistito impotenti  alla strategia del salame (che com’è noto s’ingoia a fette, un opportunista dopo l’altro, tramutandosi  ovviamente in. colesterolo ), avevano  invece  sperato in un  Psi magari piccolo ma dignitoso per linea politica e vivacità d’azione, non questuante di poltrone. 
Dunque, utile alla sinistra ed al Paese. Ebbene, questi ultimi consiglierebbero  la rivoluzione (se non è già tardi!) nel senso invano richiesto dall’ormai famoso articolo 49 della Carta Costituzionale  (introducendone l’attuazione nello Statuto regionale, aprendo  un’ autentica democrazia di partito anche con  formazione civico-politica etc). 
Persino attraverso  l’intesa  antigrillina per  riformare il sistema. Insomma, qualsiasi strada, pur di non subire la proclamata distruzione dei Partiti, la paralisi della Pppa  e dello Stato,  lo sfarinamento della Repubblica. Ricordando che, colpa anche dei molti abbagli da posizionamento, nel ‘92 – ‘94 c’è già stata  una grande – inutile – tragedia!!!

POTENZA – Chi ha vissuto il ‘92 – ‘94 e coglie le affinità con l’oggi è profondamente preoccupato per la tenuta del sistema; non condivide i sentimenti  blandi e nient’affatto allarmati – tipo appelli all’ unità e alla concordia – e spera in reazioni meno pigre e meno distratte. Perciò  chiede, se possibile con maggiore forza di quanta non ne esprima l’opinione pubblica, la radicale ristrutturazione della partecipazione attraverso lo strumento partito.  Rispetto a evidenti  segnali di sottovalutazione – tipica di chi vive nel fenomeno e non può percepirne le conseguenze – giova quanto scrive Martelli su “Il crollo” del Psi, edizioni  Marsilio : “Un partito politico è cosa molto più complicata (di un sindacato);        se poi è travolto da una bufera giudiziaria straordinaria ed è aggredito pubblicamente sul piano morale, se non trova in se stesso una forza morale altrettanto straordinaria,  è perduto”. Rispetto a Tangentopoli, oggi la bufera giudiziaria non è diretta.  Ma chi definisce il Pd “senza elle” non sembra adottare il garbo e la correttezza di distinguerlo da quella che ora  interessa il mondo  berlusconiano. L’onda qualunquista  processa la politica tout court e non vuol  cogliere la distanza siderale di essa da quanto accade a Milano e Napoli: non vuol distinguere il reato da ciò ch’è divenuto  costume negativo di tutti: il berlusconismo . Se l’approccio non è razionale, ma ribellistico – emotivo, le distinzioni cadono e tutto diventa “classe”  e “casta”: perciò, se si vuol salvare il sistema, non resta che uscire nettamente da queste categorizzazioni. Anche allora ci si illuse che le acque si fossero chetate con il governo Ciampi! Dunque, leggiamo ancora Martelli:   “Gli uomini e le donne della seconda Repubblica hanno risolto il problema  infischiandosene dell’abrogazione referendaria del finanziamento pubblico che hanno sostituito con rimborsi astronomici a spese dei contribuenti, moltiplicato società private al posto di quelle pubbliche, restaurato nepotismi e clientelismi sfrenati, rubando anche ai loro partiti e non più per i partiti, privatizzando la politica e persino la morale”. Scritte prima del novembre 2012, son parole non da poco, perché  già  coinvolgono gli uni e gli altri. Ora è diverso da Tangentopoli?  Certo, non ci sono le migliaia di avvisi di garanzia, ma 160 eletti che possono paralizzare il Parlamento. In più, rabbia e delusione  per quel che la seconda Repubblica non ha fatto e  avversione al sistema ; persino il neo – grillismo   prossimo, minacciato per radio  dai Pdl incazzati per i processi al Berlusca… il perseguitato . E c’è Internet che organizza e pilota moltitudini  d’ignoti. obbedienti: per i quali hanno votato anche taluni  che magari già tentarono di cambiare con Renzi, come è apparso “dopo”, fra gli stessi nostri conoscenti!  E che, ora anche dall’interno, si sentono ancor più “autenticati” dai distinguo del sindaco fiorentino su materia molto delicata e cruciale: non certo da propaganda! Un pò come allora molti  di noi socialisti, per i distinguo di Martelli da Craxi , quando a Genova  proclamò in buona fede di voler  “ridare l’onore ai socialisti”. Vennero di botto , improvvisi, i girotondi  del “chi non salta socialista è” ,quel populismo giustizialista che oggi , con il grillismo, si rafforza di  argomenti  e strumenti  senz’altro più “solidi”. E   cui – allora antiPsi – parteciparono non pochi  Pci. Dinnanzi a tutto questo, i socialisti che concorsero alle degenerazioni  insorte nel  loro partito e che perciò  addebitarono  il crac alle  colpe altrui, nell’oggi, potrebbero  intravedere la “nemesi” : almeno in  quei personaggi  che, allora, chiedevano “Craxi in galera” ,picchiando gioiosi sul tamburo a tracolla: come  Gianburrasca!Tremano, invece,  di tale analogia e con “fottuta” paura, altri socialisti. Quelli che, avendo assistito impotenti  alla strategia del salame (che com’è noto s’ingoia a fette, un opportunista dopo l’altro, tramutandosi  ovviamente in. colesterolo ), avevano  invece  sperato in un  Psi magari piccolo ma dignitoso per linea politica e vivacità d’azione, non questuante di poltrone. Dunque, utile alla sinistra ed al Paese. Ebbene, questi ultimi consiglierebbero  la rivoluzione (se non è già tardi!) nel senso invano richiesto dall’ormai famoso articolo 49 della Carta Costituzionale  (introducendone l’attuazione nello Statuto regionale, aprendo  un’ autentica democrazia di partito anche con  formazione civico-politica etc). Persino attraverso  l’intesa  antigrillina per  riformare il sistema. Insomma, qualsiasi strada, pur di non subire la proclamata distruzione dei Partiti, la paralisi della Pppa  e dello Stato,  lo sfarinamento della Repubblica. Ricordando che, colpa anche dei molti abbagli da posizionamento, nel ‘92 – ‘94 c’è già stata  una grande – inutile – tragedia!!!

 

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